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Nufenen – Lamo La Stiabe (Eisfabrik, 2009)

Strani davvero questi svizzeri. Benchè strutturalmente semplici, il loro rifuggire esplicitamente da etichette formali prestabilite li rende intriganti e curiosi. Si definiscono "Sepolcral Dance" (?!) cosa che già sottende un ascolto accurato e preciso, ma ciò posto il risultato è poi un "hard-doom/Oi" dalle tessiture piuttosto semplici e ripetitive. Non suonano male va detto, ma tolta l'indubbia capacità di presentarsi assolutamente fuori da qualsiasi genere o stile poi, tendenzialmente, vanno ad impaludarsi in una "terra di nessuno" che non è la post-apocalisse degli Isis, quanto "una sala d'aspetto quando sono già terminate le visite".

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Blue Deers – A Little Low Dry Garet (Trazeroeuno/Cuckold, 2009)

Galeotta fu Praga, dove due componenti degli industrial-doomer Cervix concepirono l'idea che sta alla base dei Blue Deers; dal Golem della città vecchia il gruppo eredita il lento incidere e il piglio distruttivo, muovendosi in uno spazio sospeso fra post rock e sludge. Dal primo prende la tendenza a dilatare i brani, dal secondo quella ad appesantirli, comunque senza mai farli apparire eccessivamente scuri.

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Nicker Hill Orchestra – All The Different Deaths… And Rebirths (In The Bottle, 2009)

Il post rock come il progressive italiano alla fine degli anni ’70? Quanto manca prima che, numericamente parlando, gli attuali epigoni italici dei vari Mogwai ed Explosions In The Sky superino in numero i tanti Garybaldi, Locanda Delle Fate, Raccomandata Con Ricevuta di Ritorno, Fabio Celi E Gli Infermieri? Anche loro tra un ventennio saranno riscoperti e venerati? Oppure diventeranno oggetto di culto in terre lontane, come il Giappone? Ai posteri l’ardua sentenza, per quanto ci riguarda ci limitiamo a segnalare l’ennesima band che va ad ingrossare la schiera dei post rockers nazionali.

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Fog In The Shell – Private South (Paradigms, 2007)

Gruppo strano i Fog In The Shell, e strano sotto diversi punti di vista: il loro disco di esordio pur non essendo male non li fotografava in modo molto realistico, dato che vedendoli dal vivo risultavano molto più solidi, doom e a dispetto dell'impressione post-rock del cd, molto più inclini a cose che flirtavano un po' con lo stoner. Anche questo disco forse è parzialmente realistico per ciò che concerne la loro resa live, ma questa volta in modo molto diverso. Produzione gonfia ma molto calda che fa rendere sia il loro lato più rock che la loro spiccata propensione alla melodia.

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