Nicker Hill Orchestra – All The Different Deaths… And Rebirths (In The Bottle, 2009)

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Il post rock come il progressive italiano alla fine degli anni ’70? Quanto manca prima che, numericamente parlando, gli attuali epigoni italici dei vari Mogwai ed Explosions In The Sky superino in numero i tanti Garybaldi, Locanda Delle Fate, Raccomandata Con Ricevuta di Ritorno, Fabio Celi E Gli Infermieri? Anche loro tra un ventennio saranno riscoperti e venerati? Oppure diventeranno oggetto di culto in terre lontane, come il Giappone? Ai posteri l’ardua sentenza, per quanto ci riguarda ci limitiamo a segnalare l’ennesima band che va ad ingrossare la schiera dei post rockers nazionali.
All The Different Deaths… And Rebirths, debutto dei Nicker Hill Orchestra, contiene cinque pezzi per quarantatre minuti di musica e, se paragonato con altre uscite che più o meno si muovono sulle stesse coordinate cinematiche e sognanti, ha dalla sua una buona dose di cupezza che non stona, anzi. E proprio le atmosfere decadenti e i toni scuri rappresentano il "valore aggiunto" del disco, oltre al tentativo di allargare un po’ i confini arrivando a rasentare sonorità quasi metal (leggi: quasi Isis) in almeno un paio di pezzi, Sailor e Red, che sono poi anche, per chi scrive, i momenti più riusciti del disco. Destinati a diventare "big in Japan"?