Sic Alps + Movie Star Junkies – 28/04/12 – Interzona (Verona)

Ci volevano proprio i Sic Alps per decidermi ad uscire di casa, stasera. Il fatto che fossero spalleggiati dai Movie Star Junkies, reduci dall’ottimo Son Of The Dust, non poteva che essere un ottimo incentivo. Assente il mio solito socio Emiliano Zanotti, non volevo comunque rompere la tradizione della pizza B.T.M. e birra alla pizzeria Grotta Azzurra di fronte a Interzona. Quindi, dopo aver chiamato vecchi amici che non sentivo da qualche annetto e dopo aver ricevuto due o tre picche più che giustificate per esigenze familiari o altro, trovo in zona cesarini una vecchia conoscenza. Il Batti, memore del fatto che nel 1993 gli rifilai Transmissions From The Satellite Heart dei Flaming Lips perchè mi faceva schifo (salvo pentirmene qualche anno dopo) e per dovuta riconoscenza, accetta di buon grado il mio invito quando ormai avevo perso ogni speranza. Insomma per arrivare al sodo, ci troviamo al vecchio ingresso di Interzona, trasformatosi nel frattempo in uscita.
Così, fra una sigaretta e l’altra, aspettiamo come dei fessi ed invano l’apertura del locale. Ripresomi dallo shock per chi come me crede che le cose non debbano cambiare mai, entriamo giusto in tempo per sentire l’attacco del gruppo torinese. La miscela riuscita tra Birthday Party, Gun Club e rock da rissa in strada, con una  personalità alcolica in assetto crooner convince tutti e il gruppo viaggia come un treno, tra un bicchierino di liquore spiaccicato in testa e getti d’acqua spruzzati con la bocca. Nel frattempo un roadie (?) tuttofare si è guadagnato la serata spostando aste, bottigliette d’acqua e avvolgendo cavi al passaggio del ciclone Stefano Isaia, semiscamiciato e folle ma che non dà troppo l’idea di gigioneggiare. E via con le citazioni: pure Tiziano Ferro è stato mezzo coverizzato, sodomizzato e junkizzato. Resta un live decisamente convincente che si conclude con il brano che apre Son Of The Dust, ovvero These Woods Have Ears. L’ennesima conferma per un gruppo di caratura internazionale: frase fatta che stavolta ci sta, qui più che mai.
I Sic Alps arrivano e sono in quattro, il duo Hartman-Donovan più altri due ventenni: attaccano e spazzano via, incredibilmente, anche l’ottimo ricordo dei Movie Star Junkies, ma il mio compare di viaggio non la pensa esattamente come me. Le melodie sono sghembe, azzeccatissime. Al contrario della sublime sciatteria che si ascolta su quel mezzo capolavoro di Napa Asylum, il gruppo colpisce e affonda con riff e refrain killer. E io che pensavo che manco sapessero suonare. In poco tempo qualche ragazza si dimena e attrae sic_alpsnel vortice uno sparuto hipster occhialuto a testa bassa e con le mani infilate nelle tasche del culo. Il gruppo prosegue con una serie di brani che in un colpo solo ammazzano il ricordo dei Sebadoh periodo Bubble And Scrape e dei Woods più stralunati; il tutto letalmente miscelato con acidi in dosaggio massivo consigliati dalle memorie di Syd Barrett (non cito i Pavement perchè troppo facile, nonostante certi e pochissimi falsetti ricordassero un Malkmus non ancora trentenne). Testa fra le nuvole e piedi immersi in qualcosa vagamente definibile come merda di cavallo, non troppo psichedelica, ma sempre legata a precise radici a stelle e strisce. I Sic Alps macinano pezzi senza sosta e soluzioni di continuità da Meter Man a Do You Want To Give $$? e via così, sostenuti dal cantante chitarrista Mike Donovan, idolo delle masse anche solo se si limita a fare due passetti, ad alzare un ginocchio o a piegarsi facendo sfuriate noise con la chitarra. Il pubblico apprezza ma vista la durata minima di certi pezzi, si stenta ad applaudire, ci si guarda intorno per capire se il brano è veramente finito oppure se il gruppo ti sta solo prendendo in giro. Invece no, puoi stare sicuro che finisce tutto, come alzare la testina di un vinile all’improvviso. Via quindi la sciatteria da divano sfatto che si sentiva nei dischi, la band pesta il palco come un gruppo rock rodato e coi controcazzi, alternando assoli, brani acustici, ritornelli canzonatori e melodie orecchiabili che sciolgono ogni mio possibile dubbio della resa live come neve al sole. Sempre meno mi capita di uscire appagato come è successo stasera. Inforco l’uscita, ricordandomi della svista iniziale, ma stavolta ci fanno uscire dall’entrata, in contromano rispetto alla gente in arrivo per il dj set e perfettamente in linea con l’andamento bislacco della serata. Mentre il mio compare di viaggio impreca a non finire.