Chi tra i lettori di Sodapop passa i quarant’anni potrebbe ricordare un servizio andato in onda nel novembre del 1979 sulla breve epopea dei Sex Pistols conclusa con la morte di Sid Vicious. La firma è di Michel Pergolani, giornalista, attore e autore allora residente a Londra. In cinque minuti spaccati di immagini di repertorio, la voce di Pergolani bignamizza Rotten e soci: gli esordi, il concerto sul Tamigi, la band in Brasile con il criminale Ronnie Biggs, la morte di Nancy Spungen e quella di Sid Vicious. Al pubblico del primo pomeriggio si riserva un linguaggio piano e sintetico, con qualche caduta di stile (“gli inizi caratterizzati da risse e stravaganze sadomasochiste…”), ma tutto sommato accettabile se analizzato a posteriori. Paolo Giaccio, l’uomo dietro programmi come “Odeon”, “Variety” e “Mister Fantasy” racconta quel pezzo di Rai che si aprì a tematiche pop in seguito alla riforma della Rai del 1975. “Quando mandammo Andreassi a fare il servizio per ‘Odeon’ a Londra di cui parli, eravamo consapevoli che lui del punk non sapeva nulla. Gli ideatori della trasmissione, Brando Giordani ed Emilio Ravel arrivavano dal giornalismo di inchiesta di “TV7″, non avevano esperienza di spettacoli. Ma a noi interessava restituire il colore del fenomeno, l’aggressività. Lo sputo finale sulla telecamera era una cosa mai vista. ‘Odeon’ era una trasmissione popolare che si rivolgeva a un bacino ampio per offrire quello che già il titolo annunciava: ‘tutto quanto fa spettacolo’. Era una sorta di rotocalco che rivisitava le stranezze del cinema di Jacopetti in chiave popolare. Il punk in Italia non fu capito. Ci si accorse del fenomeno dal punto di vista politico solo quando i Clash vennero contestati a Piazza Maggiore”. “Quello che contava al tempo” sostiene Domenico Liggieri, autore del monumentale Musica Per I Nostri Occhi. Storie E Segreti Dei Videoclip” (Bompiani), “era restituire un ritratto etno-antropologico del punk, per quanto approssimato. Quando si parlava di punk si rimarcava l’atmosfera malata, l’aura di inascoltabilità, si sottolineava la qualità scadente di un suono che arrivava dalle cantine e là sarebbe rimasto. È curioso che nello stesso periodo la pornografia ebbe uno sdoganamento ben più avvertibile nella vulgata rispetto al punk. Entrambi venivano percepiti come riprovevoli, ma il punk stava all’indice, non lo si trasmetteva, se ne parlava poco e con sufficienza, mentre il porno si consumava, sì, nel privato delle abitazioni, ma se ne parlava molto di più”.
Nel 1975 la Rai si era riformata, aveva decentrato la propria struttura, era stata decretata la nascita di una futura Terza Rete di vocazione regionale, ma ci si era accorti di stare perdendo la partita della tecnologizzazione. Come ricorda Franco Monteleone nella sua Storia Della Radio E Della Televisione In Italia (Marsilio), proprio allora si assistette alla miniaturizzazione dei mezzi di produzione (handycam, ripetitori transistorizzati, VHS), e al comparire dei primi telecomandi. E le televisioni private stavano spingendo alle spalle. Alla fine del 1979 saranno più di 2600. Occorreva procedere veloci. Anche a scapito del linguaggio e dei contenuti. Insomma punk e new wave in Rai scontarono la congiuntura del periodo. “Il linguaggio della Rai sui fenomeni di costume fino a quel momento era stato quello dell’approfondimento. In TV cambiò molto, ma alla radio quella tendenza non si esaurì mai del tutto” continua Giaccio. “‘Per voi giovani’, che parlava alla generazione della contestazione, introdusse Dylan e Santana, e a fianco alla musica il dibattito era sempre presente. ‘Popoff e ‘Un certo discorso’, e se vogliamo anche ‘Stereonotte’ continuarono su quella strada. Ma in televisione tutto cambiò”.
Con il cronico gap italiano, la Rai scopre timidamente le dimensioni del punk nel 1980, quando il punk è già trapassato, e il postpunk con tutto il suo addentellato di subgeneri trova la sua diluizione semantica nel termine “new wave”. Ed è qui che la Rai comincia a prenderne timidamente le misure nella bara. Il 21 luglio 1980 su Rete 2, Mixer Musica manda estratti delle immagini del concerto dei Clash del 1 giugno del 1980 a Piazza Maggiore, teatro di contestazioni alla giunta dell’allora sindaco del PCI, Renato Zangheri, duramente criticato dai collettivi punk del periodo. Il messaggio era: i Clash sono un prodotto major e il sindaco ci dà un po’ di metadone musicale per farci stare buoni. “Erano venti minuti tra immagini del concerto e intervista di Gianni Minà a Joe Strummer” ricorda Rupert, una delle voci più amate di Radio Rai, ex componente dei genovesi Dirty Actions, punk della prima ora della scena italiana, e nostra preziosissima guida negli archivi della Rai. “Qualcuno sbagliò a sottotitolare le canzoni e i testi che non corrispondevano alle immagini. Nel resto del servizio si parlò di Pretenders e Lou Reed“. Nell’intervista Minà rimane sull’elusivo (“Cosa vuol dire fare rock?”) e quando diventa più ficcante e chiede a Strummer se è al corrente della possibilità di una strumentalizzazione dei Clash in quella piazza caldissima, tocca a Strummer rimanere sul vago: “Ci rivolgiamo alla classe lavoratrice, parliamo di politica sociale, non di socialismo, ma di giustizia per tutti. Veniamo politicamente strumentalizzati, ma noi siamo qui per suonare la nostra musica”. I Clash torneranno sugli schermi della Rai il 16 febbraio 1982 con l’anteprima italiana del video di This Is Radio Clash, e in un’intervista a Joe Strummer curata dalla Rai e realizzata a Parigi per “L’Orecchiocchio”, l’8 marzo 1984.
“Ricordo che la Rai” aggiunge Rupert, “mandò su Rete 2 buona parte di un concerto di Iggy Pop alla fine dell’estate del 1980 a Pesaro (il 10 maggio), con tanto di breve intervista a Iggy Pop nel camerino allestito negli spogliatoi dello stadio (per un totale di 43 minuti N.d.I.). Immagini vennero girate per i telegiornali anche del memorabile concerto fiorentino di Patti Smith, il 10 settembre 1979. C’erano più di cinquantamila persone, una cosa inaspettata. Ma si arrivava da un periodo in cui più nessun artista internazionale voleva venire a suonare in Italia dopo gli scontri ai concerti di Lou Reed e Santana. Nel 1979 Iggy Pop prima di partire controllò la mappa dell’Europa. Nessuna bandierina era piantata sull’Italia. Chiese se l’Italia fosse in Europa”.
A spulciare gli archivi Rai si scopre con stupore che i Ramones erano abituée di Viale Mazzini. Il 29 luglio e il 5 agosto del 1979 su “L’altra Domenica Estate”, alle 10.00, nel rullo musicale compaiono i Ramones dal vivo in un locale (newyorkese?): probabilmente immagini acquistate. Un lungo rockumentary, Ramones in concerto, trasmesso il primo novembre 1980 su Rete 2 in seconda serata, offre invece le immagini dell’intero concerto dei Ramones del 4 settembre a Roma, a Castel Sant’Angelo. Immagini dal soundcheck davanti a una ventina di persone e a qualche attonito e riconoscibilissimo funzionario della neonata Digos, un’intervista a Johnny sul tour bus e il concerto nella sua quasi totalità: nessun commento, la parola è lasciata alla musica, nel migliore servizio reso dalla televisione nazionale al punk suonato (l’intera performance e l’intervista sono rintracciabili in Rete e sul DVD Ramones Raw, 2004, BMG). Il 14 ottobre del 1984 i “fratelli” suonano a L’Orecchiocchio, eseguendo Howling At The Moon (Sha-La-La), singolo estratto da Too Tough To Die.
“Mixer” di Gianni Minoli, al netto di un linguaggio, anche qui, un po’ desueto, si occupa anche della Neue Deutsche Welle, in un servizio del 22 febbraio 1982, di poco più di un quarto d’ora di durata, sugli squatter berlinesi, dove si scorgono riprese del celebre club SO36, di una Kreuzberg in totale sfacelo, e immagini di Blixa Bargeld e Mufti Einheit che ballano come in modo buffo (in sottofondo Nina Hagen): “L’unico credo per questi giovani è la musica (…). Il loro rapporto con gli altri e la società è simboleggiato dal travestimento e dalle maschere con cui nascondono il viso”. Il viaggio per l’Europa punk prosegue in Slovenia. Lì Mixer monta per la puntata del 23 marzo 1983 su Rete 2 uno speciale, “I figli del socialismo”, con un’ampia intervista a Igor Vidmar, leader della scena punk slovena, con musiche di Paraf e Pankrti, i Clash e i Pistols yugoslavi.
“Non sono mai stato un fan del punk” ammette Carlo Massarini, conduttore per quattro stagioni di “Mr. Fantasy”. “Tra il 1978 e il 1979 ero a New York ma i fermenti punk erano già passati. Mi interessavano di più cose come i Talking Heads, il funk e la musica nera. Ho perso quasi tutta la parabola del punk. Quando sono rientrato in Italia ho fatto un anno di servizio militare e poi è iniziata “Mr. Fantasy”. Ideata da Massarini e Giaccio, la trasmissione partì il 12 maggio 1981 mostrando le allora modernissime scenografie in total white di Mario Convertino e i primi videoclip, in anticipo di poco più di due mesi su MTV. Piaccia o meno, Massarini è il primo a illustrare al pubblico della tv generalista, il Great Complotto di Pordenone attraverso un servizio di Roberto D’Agostino del giugno del 1981. Il collettivo viene raccontato nelle sue parti (001 100 111 100 011 001 011 100, Sexy Angels, Fhedolts, Mess, tra gli altri). Pordenone, patria delle migliori menti della generazione del punk e della new wave italiana, viene descritta con linguaggio flamboyant come luogo di “boati siderurgici, rumori minerari, macchinerie elettroniche”, sorta di Akron italiana. Non a caso i Devo sono protagonisti di una puntata del 23 marzo del 1982 di “Mr. Fantasy” con il video di Beautiful World, e solo 15 giorni dopo de “L’Orecchiocchio” con Through Being Cool (entrambe da New Traditionalists). Su “Mr. Fantasy” passeranno altri alfieri della new wave dei primi Ottanta, tra cui Laurie Anderson, Talking Heads e Yello. Massarini incontrerà nel febbraio del 1984 i Clash rimaneggiatissimi e ridotti ai soli Strummer e Simonon in una buffa intervista che vedrà Strummer accarezzare teneramente il conduttore.
Ma continua a esserci poco da scherzare anche sulla new wave: tra il 1978 e il 1982 a Sanremo non si va oltre Grace Jones (1978), Kate Bush (1979, comunque uno tra i migliori ospiti internazionali visti al Festival), Decibel (1980), Bad Manners e Lio (1981), e Lene Lovich (1982). Eppure tra le pieghe del palinsesto ci sono apparizioni degne. In un tripudio di chroma-key i Devo suonano nel 1979 in playback The Day My Baby Gave Me A Surprise (da Duty Now For The Future) dal varietà “Tilt” condotto da Stefania Rotolo e Gianfranco D’Angelo. Una Debby Harry accompagnata dai Blondie e già prossima alla moroderizzazione fa la sua comparsa con Heart Of Glass nella primavera del 1979 “Discoring” di Gianni Boncompagni (poi affidata a Claudio Cecchetto), la Top of the Pops nostrana. Poco dopo è la volta di Joe Jackson ancora nel suo periodo pop punk con I’m The Man (Cecchetto che presenta, dimentica il titolo). Nei primi mesi del 1981 “Discoring” ospita i Talking Heads con Crosseyed And Painless da Remain In Light. “L’Orecchiocchio” è terreno fertile per il postpunk italiano: nell’anno di grazia 1983 passano da quelle parti Litfiba (Guerra), Dirty Actions, Faust’O (con una strepitosa Stracci Alle Fiamme), ma anche straniero: se si sconfina al 1984 si scopre come nell’estate di quell’anno passi un servizio di cinque minuti dedicato a Siouxsie And The Banshees, con intervista a Siouxsie e immagini dal concerto tenuto a Bologna il 31 marzo di quell’anno. Gli occhi incavati e lo sguardo gelido di Giovanni Lindo Ferretti a D.O.C. (ancora Arbore tra gli autori) il 21 marzo 1988, saranno l’ultimo sussulto punk per i contribuenti del canone.
Un ringraziamento a Rupert e Luca De Gennaro per l’aiuto.
Sex Pistols Documento RAI 1979 – http://www.youtube.com/watch?v=v2hCyBag1h0
Ramones – Soundcheck in Rome, Italy 1980 – http://www.youtube.com/watch?v=g5mhnJx-V78
Punk a Berlino 1980 – Blixa Bargeld likes to dance rock – http://www.youtube.com/watch?v=Lul8qmrxPR0
DEVO – Be Stiff – live 1980 – http://www.youtube.com/watch?v=2C8ryWO626U
The Clash – Interview Italian Tv Feb 1984 “Mr Fantasy” – http://www.youtube.com/watch?v=rLaJjIn_VC4
PUNK ISLAM – CCCP @ Rai Doc (1988) – http://www.youtube.com/watch?v=ikbG1B0fpEI