OvO, nel Cor della bestia

Abbiamo recensito i loro dischi, scritto dei loro concerti, passato le loro canzoni nel podcast: l’unica sezione del nostro sito a non aver ancora incontrato gli OvO era quella delle interviste. Approfittando dell’uscita del nuovo disco su Supernatural Cat e delle imminenti date estive, colmiamo la lacuna e diamo la parola a Bruno e Stefania che ci parlano del presente del passato e del futuro del loro inclassificabile progetto.

SODAPOP: So che avete sempre amato definire gli OvO un gruppo metal, per quanto sui generis. Se però nei precedenti album questo genere era evidentemente presente, per quanto vivisezionato, Cor Cordium mi sembra allontanarsi da certi suoni, pur conservandone lo spirito. Ciò è dovuto a influenze esterne (nuovi ascolti, letture, frequentazioni…) o è frutto della naturale evoluzione del gruppo?
BRUNO: In effetti siamo stati un po’ ottimisti nel pensare che la parola “metal” potesse avere un’accezione così ampia da comprendere gli OvO. Le recensioni sulle riviste di metal classico ci hanno riportati alla realtà dei compartimenti stagni. Il problema è che gli OvO sono come un acido, che scioglie lo stagno e rifiuta di farsi ingabbiare in un genere. Potrei dire che questo è il nostro disco noise rock, qualcuno assentirebbe, ovo_0ma poi arriverebbero gli ultrafan della Touch and Go, quelli che quando suonano la chitarra nel loro gruppetto cercano di rifare i Jesus Lizard, o che sono andati in pellegrinaggio negli studi di Steve Albini, e ci lancerebbero l’anatema. La realtà è che siamo, nella migliore delle ipotesi, un gruppo unico e al di fuori dei generi o, nella peggiore, dei reietti.

SODAPOP: Ormai sono molti anni che suonate assieme e l’affiatamento del vostro duo resiste molto bene all’inesorabile passare del tempo: guardando indietro che cosa più di tutto vi rimane degli anni che avete investito insieme in OvO?
BRUNO: Siamo già agli album dei ricordi… Già, il tempo è trascorso. Potrei citarti centinaia di aneddoti, momenti, immagini, uno per ciascuno dei circa 700 concerti che abbiamo fatto, ma, senza finta retorica, stiamo già guardando avanti, stiamo pensando al prossimo disco, al prossimo tour… Però è vero che negli OvO abbiamo messo I Migliori Anni Della Nostra Vita (da cantare a squarciagola come Renato Zero), ma non me ne pento, Stefania è stata ed è tuttora un’ottima compagna di viaggio, è una macchina da tour, non ne ho trovate di eguali in più di 13 anni di concerti.

SODAPOP: Ho sempre pensato a voi come ad un motore diesel: trovo che siate partiti piano ingranando una marcia per volta e abbiate messo a fuoco via via una idea e un suono che in modo molto coerente continuate a portare avanti. C’è una direzione che volete mantenere? Dobbiamo aspettarci una forte sterzata nel prossimo futuro?
BRUNO: Sono abbastanza d’accordo con questa storia del diesel per quanto riguarda le incisioni, mentre per quanto riguarda i concerti direi che c’è stato uno stacco netto nel 2002, quando abbiamo iniziato ad essere un duo. Lì abbiamo messo il turbo. Per il ovo_1domani, visto che abbiamo intenzione di essere un gruppo longevo quanto i Rolling Stones, ma non abbiamo sposato la causa di un genere facile come il rock and roll da ripetere a vita, credo che potrete aspettarvi diverse sterzate nei prossimi dischi. Ti piacciono le metafore automobilistiche, nevvero?

SODAPOP: Per la prima volta le grafiche del vostro disco non sono opera di Stefania, eppure lo spirito che aleggia è quello dei suoi disegni. Come ha funzionato la realizzazione delle grafiche, avete fornito le idee o i Malleus si sono liberamente ispirati?
BRUNO: Quella che poteva essere una questione spinosa all’inizio, ovvero a chi affidare le grafiche visto che gli OvO avevano la forte impronta grafica di Stefania e Supernatural Cat si identifica con le immagini di Malleus, si è invece risolta nel migliore dei modi: in collaborazione. Stefania ha lanciato le idee di partenza ed ha fatto i primi di disegni (quelli che si possono ammirare sulla confezione del cd e del dvd nell’edizione deluxe di Cor Cordium), e poi Malleus le ha sviluppate, dando così la loro impostazione grafica al tema scelto da Stefania. Risultato e modalità mi sembrano entusiasmanti. A volte nella vita pensiamo di dover scegliere tra integrità e compromesso, mentre la collaborazione è la Via dei Giusti.

SODAPOP: Avete sempre fatto parte di quella parte del circuito indipendente italiano più libera e libertaria, non solo per quanto riguarda il lato strettamente musicale: trovate sia un buon humus per la creatività? vi ha aiutato e coccolato, ma anche ghettizzato nei confronti dell’esterno? l’ambiente è maturo abbastanza per non rispondere con l’alzata di scudi ai tour e ai dischi in ambiti più “grandi”?
BRUNO: Questo è un punto difficile e, per noi, molto attuale. Anche perché non vogliamo negare questa nostra identità libertaria quando suoniamo o entriamo in circuiti più grandi, mentre al contempo abbiamo raggiunto un livello di professionalità che ci rende insofferenti verso alcune caratteristiche scarsamente professionali che contraddistinguono la musica in ambito libertario. Abbiamo letto di tutto al riguardo. Abbiamo ricevuto anche alcune critiche, per la prima volta, a causa del nostro background DIY punk che evidentemente traspare ancora. Noi siamo così, ci piacciono gli squat ma ci piacciono anche gli impiantoni coi subwoofers. Sappiamo di venire accolti con diffidenza o snobbati da alcuni locali per la nostra attitudine punk squatter DIY… che posso dirti, se ne facciano una ragione. Come loro sembrano vivere benissimo senza di noi, vivremo bene anche noi senza di loro. Noi non ci ghettizziamo, di solito sono gli altri a ghettizzare noi.
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SODAPOP: A mio parere alcune delle migliori cose della vostra discografia nascono da collaborazioni, penso all’album con i Nadja e al disco di remix ad opera di Daniele Brusaschetto (e a dire il vero anche al brano di Stefania/?Alos con Kawabata Makoto nel mini Yomi). Ci sono altri progetti del tipo all’orizzonte?
BRUNO: Le collaborazioni portano aria fresca laddove gli OvO tendono ad ambienti stantii. Di solito gli interventi esterni hanno il pregio di smussare i nostri angoli, di rendere meno harsh l’universo degli OvO, cosa che talvolta credo sia utile, soprattutto all’ascoltatore fedele che ha tutti i nostri i dischi e che non ha sempre voglia di affondare la testa nel fango. La prossima impresa è una collaborazione coi Morkobot. Per ora ne abbiamo solo parlato ed abbiamo deciso che la linea di base si discuterà a tavola. Il presupposto mi sembra ottimo.

SODAPOP: Paragonato con tutti questi galletti e pollastrelle a razzolare nel solito cortile della musica indipendente, un OvO come il vostro è proprio indigesto. Fateci i nomi dei gruppi/musicisti “indigesti” che in questo momento ascoltate di più.
BRUNO: Te la cavi molto bene anche con le metafore dell’aia. Considerato che il black metal sarà il prossimo trend non posso citare i Wolves In The Throne Room. Quindi mi limiterò a citare alcuni italiani (tanto nel noise non siamo mai di moda): Zeus!, Fuzz Orchestra, Mombu, Hiroshima Rocks Around, Morkobot, Luther Blisset… finché girano gruppi così, possiamo anche permetterci di fottercene di che steroidi girano nei pollai degli altri, sappiamo che durano il tempo di una covata e poi spariscono, mentre noi siamo bio al 100%, tutto vero signori e signore. Magari resteremo in un mercato più piccolo, ma è un mercato sano.
STEFANIA: aggiungerei anche Aghata e Lili Refrain per far conoscere anche delle “pollastrelle”.

SODAPOP: Gli OvO ormai hanno esperienze live in Italia, in Europa e negli Stati Uniti. C’è un posto dove vi sentite più a vostro agio? Qui in Italia mi pare che il pubblico che vi segue sia abbastanza eterogeneo, la stessa cosa anche altrove?
BRUNO: La nostra musica è abbastanza eterogenea, la nostra attitudine e la nostra estetica poi si rifiutano di andare di pari passo con gli standard della musica, quindi creiamo confusione. Andiamo a pescare le menti più aperte o più outsider dei vari generi, e ce li ritroviamo ai nostri concerti, dove convivono magliette dei Pentagram e dei Cock ESP. Questo ci fa piacere. Sorprendentemente ci troviamo molto a nostro agio negli Stati Uniti, sarà che sentiamo una maggior attenzione da parte del pubblico, ma ogni volta che ci andiamo ci sentiamo veramente a casa, soprattutto sulla Costa Ovest. Ci sentiamo bene anche nei Paesi più al di fuori delle mappe dei tour: Messico, Romania, Russia, persino Israele. Una volta siamo andati a suonare a Berlino e ci siamo fermati lì 4 anni…

SODAPOP: So che lo scorso anno avete avuto la possibilità di suonare alcune date in Russia: com’è andata? È una situazione in qualche modo paragonabile ad altre che avevate già incontrato?
BRUNO: Direi di no, è la Frontiera, è un posto ancora inesplorato dove però hanno iniziato a circolare un sacco di soldi. E’ abbastanza indescrivibile, ed è stata sicuramente una delle esperienze più forti avute con gli OvO in 10 anni di tour.

SODAPOP: Ogni tanto anche gli schemi si rompono per fortuna: dopo che Jacopo degli Zu è finito nei Bloody Beetroots non vorrete mica essere da meno! Dobbiamo aspettarci Bruno nei Daft Punk e Stefania con Lady Gaga sul palco dell’europride? Oppure farete una collaborazione con Douglas Pearce di Death In June?
STEFANIA: Sarebbe veramente divertente.
BRUNO: Come hai fatto a sapere dei Daft Punk? Doveva essere top secret… Ora chi la sente Stefania?