Natura in musica: Adele H, impermanenza, cambiamento o divenire

Impermanence è il secondo album di Adele H dopo il suo debutto con Civilization, nell’ormai lontano 2017. Come e più di allora la sua musica sembra fatta per sfuggire alle classificazioni temporali e sembra venire da più momenti differenti. Impermanence, del resto, è termine che segna il cambiamento nelle dottrine buddiste, all’insegna di un percorso, personale e sonoro, in continua mutazione.

SODAPOP: Ciao Adele, com’è nato il tuo rapporto con la musica? Quale il tuo primo ricordo sonoro e come e perché hai iniziato a suonare? Hai avuto degli ispiratori o delle ispiratrici? Sono cambiati nel tempo?

ADELE H: Il rapporto con la musica credo sia nato con i miei genitori, in particolare mio padre, grande ascoltatore di musica classica. A volte si andava ai concerti in città e ricordo anche due visite alla Scala di Milano.
Sicuramente la mia altra grande influenza sonora è stata Michael Jackson, avrò visto Moonwalker almeno 300 volte e ascoltato Bad e Dangerous in loop per anni. Il rapporto con la musica da bambina, negli anni ‘90, era analogico e quindi fisico. Sulle cassette registravano tutto e ricordo che amavo registrare la mia voce e il piano. Quando scoprii il primo software di registrazione sul computer composi una canzone per un compito che ci aveva assegnato il professore di musica alle medie; ero molto orgogliosa ed il prof. era rimasto colpito invece le mie compagne e i miei compagni erano sconvolti perché era un qualcosa a molte voci (con microfono orribile), confusionario e inquietante. Pagherei per riascoltare una di quelle cassette e quel primo file. (Anche noi! Ndr) Canto da quando ne ho memoria, l’ho sempre fatto, da bambina per ore al giorno. Anche il piano è stato uno strumento importante da bambina, poi l’ho abbandonato per almeno 20 anni e l’ho ritrovato qualche anno fa…

SODAPOP: Come vivi invece la quotidianità sonora? Che tipo di fruizione, esercizio, ispirazione compone la tua vita di tutti i giorni e la tua casa?

ADELE H: In casa c’è uno scambio musicale continuo tra me e Buck, oltre alle musiciste e ai musicisti che passano spesso di qui e ci fanno entrare nel loro mondo per una sera o due. Abbiamo un giradischi, ma ascoltiamo musica anche dai vari device che ci circondano. A volte ascoltiamo musica sperimentale, a volte Peppa Pig perché piace alla prole. Non sono snob musicalmente, se qualcosa è ben fatto o mi piace, non mi vergogno più di ascoltarlo. Non sempre c’è musica nell’aria, a volte amo il silenzio per settimane, a volte ascolto ossessivamente molta musica e lo stesso vale per l’urgenza creativa che a volte tace per lunghi periodi.

SODAPOP: La tua musica mi sembra eternamente fuori dal tempo. Se potessi scegliere un periodo storico nel quale vivere e suonare quale sarebbe? Perché?

ADELE H: Credo la fine degli anni ‘60? Mi è sempre sembrata e tutt’ora mi sembra l’epoca d’oro della cultura e della musica occidentale. Però mi piacerebbe anche ascoltare la musica del futuro.

SODAPOP: Il disco mi sembra caratterizzato da un’estrema libertà più che da una linea narrativa o da un percorso. Com’è nato e che tipo di ragionamento è progetto c’è dietro Impermanence, la sua stesura ed il suo risultato?

ADELE H: Non c’è stato un vero e proprio ragionamento. Ho scritto di quello che sentivo con i mezzi che avevo, nella più totale semplicità.

SODAPOP: Obsolete Recordings e Ramble Records. Cosa puoi dirmi di queste sue realtà? Cosa c’è dietro la scelta di uscire per queste sue etichette?

ADELE H: Obsolete Recordings è l’etichetta mia e di Buck, mentre Ramble Records è un’etichetta australiana che ama produrre musica di nicchia di tutto il mondo.

SODAPOP: Com’è cambiato il tuo mondo musicale nel cinque anni che dividono Civilization ed Impermanence. Com’è cambiata la tua visione musicale in questo lasso di tempo?

ADELE H: In questi anni ho messo il loop da parte e ho suonato solo il piano. E ovviamente la voce. La voce è sempre al centro anche se cambiano gli orpelli vicini. Tuttavia sono cambiata radicalmente come persona. Sono divenuta una donna, più radicata e sicura, sono divenuta madre. Ho sofferto in questi anni, per svariati motivi e per questo amo di più l’essenza, la gentilezza, la luce e tutto ciò che mi fa stare bene. Credo che nella musica sia avvenuto lo stesso.

SODAPOP: So che a fine mese uscirà un tributo a Bruce Cockburn in compagnia di Buck Curran. Puoi dirci qualcosa di 13th Mountain?

ADELE H: Questo brano di Bruce Cockburn ci fu chiesto da un’etichetta, ma poi il progetto non è andato in porto però ci piaceva assai, soprattutto per la naturalezza con cui l’abbiamo registrato, sicché lo faremo uscire noi in modo indipendente.

SODAPOP: Come nasce la scelta di inserire ben cinque versioni alternative dei brani in coda all’album? Le consideri parte integrante di Impermanence oppure le vedi come un regalo? Ascoltando il disco ho più volte percepito il lavoro come qualcosa di volutamente non lineare, quasi un invito ad una situazione attuale più che ad una tappa, un insieme molto libero di Adele H…

ADELE H: I cinque brani alternativi sono un’idea di Buck, direi un regalo per chi vuole sentire delle versioni spesso più elaborate dei pezzi ma che nel disco abbiamo preferito lasciare essenziali. L’idea era quella di un disco volutamente non-perfetto, ma che desse l’idea quasi di un live. Il piano e la voce sono registrati contemporaneamente nel nostro salotto, come se chi ascolta fosse qui con noi.

Photo Credits Buck Curran