Adele H – Impermanence (Ramble / Obsolete, 2023)

Un pianoforte, una voce, quella di Adele H, che sembra arrivare da un altro mondo. Dopo sei anni è finalmente tornata a regalare nuove e vibranti canzoni popolari (nel senso di tradizione ma anche di apertura e facilità di ascolto) fuori dal tempo, sulla benemerita Ramble Records di Michael Sill, oltre che sull’Obsolete Recordings che conduce insieme al marito Buck Curran e che già aveva firmato il precedente Civilization. Women’s Power ha un giro toccante ed un’intensità delle cantautrici che si riascolteranno fra 60 anni. I registri e le sovrapposizioni vocali riempiono una April nella quale la si immagina ad occhi chiusi, l’uscita di un aparola dopo l’altra come se non ci fosse altra possibilità. Il suono che ne esce è lirico e straniante, a tratti melodico come un lontano Satie in Impermanence, ad ornare svolazzi blue e vaporosi fino a lasciare soltanto voci che letteralmente prendono il volo. A tratti sembra giocare e divertirsi Adele, come nei sentori Jazz di Mirror, nella quale sembra libera di saltabeccare fra le note. Quando l’intensità è gestita nel migliore dei modi escono dei brani soul fatti letteralmente solo di spirito, come una Lucia che lascia senza parole. Poi solitari pianistici, discese a rincorrersi come Bubble of Gold, in cui par d’essere tirati e rilasciati da un elastico ubriacante. Una preghiera alla Madonna che sembra rimbombare in un chiostro abbandonato. Un lavoro come Impermanence sembra aprire molte porte, mostrando diversi antri, strati e lati di Adele H, Rise and Fall come la canzone omonima, invece che cercare un percorso ed un discorso univoco. A tratti, chiudendo gli occhi, sembra di sentire una Carole King che dopo il divorzio da Gerry Goffin avesse scelto di ritirarsi in un bosco fatato. Libertà, creazione, respiro, materie che non mancano ad un Impermanence, che, sfrondato dalle versioni alternative del finale, resta un sacco di materia organica ricca e rigogliosa di vita, nel quale immergere le mani per ricollegarsi alla natura ed alla bellezza stessa.

Photo Credits Buck Curran