Nâr + Baby Volcano – 01/09/2023 – Facciamo la Corte (Muzzano)

Premessa: questa è solo una piccola parte della prima di due serata che formano questo splendido festival. Stasera, per tempistiche ed avvicinamenti non sono riuscito ad assistere ne al concerto di Moictani (della quale vi avevamo parlato nell’articolo Vevey: Laguna Blu) ne degli Amiata, ultima incarnazione di quelli che un tempo furono Fedora Saura (hanno registrato un disco nuovo e cercano label, ocio!). Inoltre la programmazione ed il fisico non ci hanno permesso di assistere agli spettacoli di Crème Solaire (dipinti da Marko Miladinovic, leader degli Amiata come un incrocio fra Klaus Nomi, Iggy Pop e la baraonda), assaggiando giusto uno spizzico dei Cogo Talco (frontman da paura, sound bello dritto) ne allo spettacolo poetico di Francesca Gironi.
Difficile isolare qualcosa all’interno di un intero paese che sembra festeggiare ma, quando hai la sensazione che una potenza ti tiri verso il suo centro, esimersi diventa impossibile. Lei è Nâr, veste sotto alla quale si trasforma Nadia Daou: francofona, in parte libanese, gioca con loops, voce, una sorta di theremin, effetti vari, il pendolo della casa dei suoi genitori, mettendo in piedi uno spettacolo che ti imprigiona nei suoi giri. Macchina, armeggia, smuove, spippola, dando vita a suoni che riecheggiano di Natasha Atlas e del banghra sound in maniera del tutto personale e tagliente, la voce profonda e sfera della performer, loopata è rimandata in orbita mentre spinge sempre più sui tasti e sui saliscendi armonici. È un vero e proprio viaggio, che inizia dal Canton Ticino, ti prende per mano fini a Ginevra per prendere il volo. Marocco, India, quelle fasce intermedie in cui il suolo africano si traveste da Asia e viceversa. Una ritmica che scalda il cuore, un’idea di musica che è esperienziale e che trascina in un vento di spezie e di calore umano. Saltata la calca ci sediamo, rimanendo completamente assorbiti da una carica vitale che vorremmo non finisse mai. Il suo 12″ di debutto, What We Talk About: NÂR, è uscito a dicembre dello scorso anno ed è completamente esaurito ma a breve, ci ha annunciato, sarà pronto un’epidermide per un’etichetta belga.
Traghettando da un palco all’altro ci fermiamo a salutare Topazio Perlini che si esibisce nel grande teatro dei tarocchi trasformati dove i suoi due sodali leggono, si interrogano e danno risposte ai quesiti. Feste per la fine di relazioni, morti ed aperture in una festa colorata e psichedelica. Le mie? Carro, luna, papa e sole, con Yuri Gagarin, un salto nel vuoto e la fiducia cieca.
Poi lei: un ragazzo ed una ragazza alle macchine, lati palco, y en el medio la Baby Volcano, Lorena Stadelmann de Suiza y Guatemala. Balla, prendendosi letteralmente tutto il palco. Canta, con voce che sembra possedere secoli di storia ispanica, donna serpenta. Le trecce rosse che ornano la sua maschera e le t-shirts dei musicisti sembrano agire da conduttori con le forze terrene, in una connessione con con una musica minerale che passa dalla carnalità per trasformarsi in materia tecnologia. Cuerpos Escandalosos, uno show dove le movenze della vulcanica performer catalizzano gli sguardi sopra un’acidissima visione di musica latina feroce e ferina. Quando poi la musica si cheta è una voce potente, lirica e sacrale ad accarezzarci e straziarci le orecchie, con sibili, urla e bisbigli. Bassi galoppanti, …todo que quiere es Pecho contra pecho… . A costo di sembrare eretico l’impatto è quello di una electronic body music, dove sudore e bit si intrecciano in voli pindarici ad alzare i battiti cardiaci. “Come stai Facciamo la corte? Tutto bene?” Chiede in continuazione, vogliosa di unirsi alla platea, ipnotica e poetica quando dallo spagnolo passa al francese, tra vocalizzi e vapori aerei. Baby Volcano è una furia, non accenn a fermarsi, coronando uno dei concerti più intensi e scenografici al quale ho assistito negli ultimi mesi. Basta poco, bassi ed effetti, rabbia e stile, un microfono, y ya està.