Murmur Mori – Radici (Casetta, 2017)

Fiabe E Leggende, brano che apre il nuovo disco dei Murmur Mori, è uno strumentale e dura giusto il tempo di leggere le note di copertina, essenziali per introdurci all’ascolto di Radici. Questo lavoro conserva un legame col precedente O nella preferenza accordata ai suoni acustici (chitarra, flauto, fisarmonica, percussioni) e nello spirito che lo anima ma abbandona i tratti ritualistici e si concentra sulla narrazione di storie che sono spesso piccoli racconti morali che vanno a costituire un corpus unico e coerente. L’urgenza di preservare e trasmettere queste leggende, alcune note altre meno, che nascono dall’arco delle Alpi al Sud profondo, sembra essere lo stimolo che ha spinto Mirko Void e Kuro Silvia a lanciarsi in  un’operazione che idealmente si pone a metà strada tra l’Alan Lomax di Italian Treasury e l’Italo Calvino di Fiabe Italiane ma che deve forse ancora di più a Maria Savi Lopez e alle sue raccolte Leggende Delle Alpi e Nani e Folletti. Nella forma di una ballata folk lontana nel tempo e facendo proprio lo spirito che già animò i Pentangle e che dalle nostri parti può vantare padri nobili in Angelo Branduardi e negli Ataraxia,  rivivono uno strano essere dei boschi piemontesi (Götwiarghini), il mito meridionale di Colapesce (Le Tre Colonne Nel Mare), il racconto carducciano della sepoltura di Alarico (La Tomba Nel Busento) e quello lombardo di Giovanin Senza Paura (Senza Paura) così come la bellissima preghiera pagana di Radici, probabilmente il brano migliore della raccolta, impreziosito da una prova vocale di altissimo livello. Al netto di qualche didascalismo e semplificazione nelle note di copertina – dubito che Giosuè Carducci e prima di lui August von Platen, autore dell’originale tedesco, con La Tomba Nel Busento intendessero criticare l’attaccamento ai beni materiali – il disco ci parla benissimo attraverso le musiche e le due voci dei protagonisti, guidandoci all’incontro coi genius loci che abitano i luoghi delle leggende e alla riscoperta di una spiritualità immanente di questi tempi quanto mai preziosa.