Adriano Zanni – Falling Apart 7” (Boring Machines, 2017)

Otto anni dividono Piallassa (Red Desert Chronicles), uscito a nome Punck, da questo 7” foriero di un prossimo lavoro di Adriano Zanni sulla lunga distanza. Otto anni il cui il silenzio è stato rotto, se così si può dire, solo da una raccolta di fotografie uscita sempre per Boring Machines nel 2014 e ispirate proprio a Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni a cui il disco andava a fare da ideale colonna sonora: nel momento in cui annunciava il ritorno sulla scena del nostro chiudeva un capitolo importante della sua carriera. In quello nuovo, per quanto è dato da capire dai dieci minuti scarsi di Falling Apart, continua l’interesse per il cinema ma il tempo ha cancellato la melodia e i morbidi landsacape ambientali lasciandoci in compagnia di un’elettronica ridotta all’osso in qualche modo imparentata con l’esordio MU (A.D. 2002) ma arricchita da strutture ritmiche crude, spezzate che, simili ai relitti delle navi in copertina, si innalzano e spariscono continuamente da uno strato di suono sibilante. È techno imballabile adatta a danze più mentali che fisiche, interrotta solo da monologhi campionati di un certo spessore (questa volta tocca a Ghost Dog di Jim Jarmusch). Onestamente un ritorno di Zanni – che su queste pagine abbiamo sempre molto apprezzato – non ce lo aspettavamo: ora che abbiamo ascoltato Falling Apart attendiamo con trepidazione il nuovo album (al momento ancora senza data d’uscita).