Mettere il sale sulla COdA

Le persone liberamente creative, fuori dai canoni, in grado di sorprenderci, sono quelle che abbiamo sempre preferito. Al mio primo incontro con Eugenio Luciano, che si sarebbe esibito di lì a pochi giorni a Lugano insieme a Nicola Giunta nel loro progetto Mussel | Muscle, mi dovetti occupare delle sue richieste tecniche per la performance concerto che avrebbero tenuto di lì a poco alla Sonnenstube di Lugano, ormai storica galleria d’arte dove tutto successe un tempo.
Rami e foglie.

Rami e foglie mi chiese. Come potevo non adorarlo? Anche all’interno della secretata chat di Sodapop a citare il suo nome gli aneddoti si sprecano, anche per persone che lo abbiano sfiorato ed incrociato una volta soltanto, ma il responso è sempre il medesimo. Eugenio è il pazzo, l’artista fuori dai canoni, in grado di sorprenderci.
In quest’ottica è quindi stato un gran piacere scambiare del materiale con la di lui COdA Fanzine, spiluccare, buttandoci a capofitto in un tessut dai colori sgargianti ed una trama inarrivabile, perdendosi in un dedalo creativo e produttivo nel quale il nostro diventa unicamente un tassello, una piccola parte di un’insieme più grande, dove collettivamente si forma una materia instabile e sfuggente che potremmo chiamare arte.
Iniziamo quindi, poi man mano capiremo dove finire…Musiche delle Ossa è l’unione di due progetti, The Turcos ed i Little Devils. I primi sono un duo formato da Giovanna Turco e Giovanni De Luca, che esplorano il repertorio tradizionale del sud Italia attraverso un approccio free, spontaneo ed aperto alle collaborazioni. È con questo concetto che incontrano i Little Devils, quartetto formato dal pianista Davide Russo, il sassofonista Mario Gabola, il batterista Stefano Costanzo ed il contrabbassista Umberto Lepore. Insieme accade la magia..sottili fili di suono che si uniscono in maniera spontanea e libera, in cui si capisce che, partendo da un terreno comune, la tradizione che sostengono è quella legata ad un arcaico fantastico, in cui probabilmente avrebbe vissuto volentieri Peter Kolosimo. South is the Place? Poco ma sicuro. Progetto che nasce in seno agli eventi che, annualmente a Benevento, scuotono gli spiriti, chiamati Weird Barn Dance. Quando il rapper Abstral Compost pianta i suoi lenti semi cattivi sulla musica già occupata dai canti campani si crea un crash, scompaiono i ritmi e si aprono liquidi ancestrali. Senza il tempo di capire che sia successo RICO, già La Morte e Uochi Toki sgarella un lavandino otturato in glitch sgrump claukz. Pi chitarre, flauti, campagne stramazzate sotto sole e liquori artigianali, feedback e mani che si muovono sempre più veloci…Marinacaffé, da paura la voce di Giovanna ed il caos controllato che la valorizza, un unione che servirebbe da esempio per la contemporaneità della proposta. Non è un disco Musiche delle cose, è una scala che ci porta sempre più giù, in quel calderone dove si capisce come nulla abbia un inizio ed una fine, e che alla fine siamo soltanto nipoti che giocano con la musica delle nonne, andando a vellicare un tessuto che anni prima hanno conciato e tirato i nostri avi.


Un altro progetto che prende il volo da COdA è quello quello legato ai viaggi indiani della COdA fanzine Crew nel 2020. Jai Jagannath, oggetto dei nostri ascolti, è infatti l’ultimo di una serie di tre album (il primo memorie di un matrimonio durato 3 giorni, il secondo registrazioni rituali presso un tempio fuori Calcutta che merge Induismo, Cristianesimo ed Islam) che somma registrazioni fatti in diversi luoghi, strade, templi e varie situazioni. In copertina la silhouette di una città, con degli scoiattoli in primo piano: proprio come un piccolo roditore rincorre e serba la sua noce Eugenio curiosa, riuscendo a sballottarci su e giù per Delhi e provincia. Ritmi, aromi e colori che ci prendono letteralemte a schiaffi, fino ad abbracciarci in un caldo tepore facendoci accoccolare nell’ultima nenia, flauto e percussioni, per 17:58 minuti che non vorremmo finissero mai.

Cambiando a bomba, rotoliamo su Partially Scompensed degli Strontzo, duo dedito al rumore più matematico, composto da King Tarded a chitarre e loops e Checco Lera a batterie e samples. Sconnessi, fastidiosi come devono essere, volumi regolati per colpire e far male alle orecchie, 7 brani per 26 minuti circa, costruzioni impervie che crollano miseramente sotto i loro stessi colpi, esili bacchette metalliche che pungono, sfregiano e danno parecchio fastidio, pelli come fustini del detersivo sgrammaticalmente sorprendenti. “…Lui sta sempre fatto, quindi è un grande…” nel brano omonimo, attesta la bontà dei nostri, e chi siamo noi per contraddirli? Poi richiami indiani, suoni che paiono ubriachi e fuori giri, la particolarità nel non esacerbare a tutti i costi il suono ma godere nel caracollare amabilmente tra sgimbesci e sdroneate. In Wof, ovviamente, il cane di uno dei due si presta a fare il suo sopra un drumming sempre più compresso, divertendo e spigendoci a mulinare a randello gambe e braccia. Spingono a fondo, sputando qualche scaracchio al termine degli otto minuti e rotti di Antico cappotto, ma fanno capire di che pasta siano fatti!

Con Systemet invece ci spostiamo in quota, sull’Altipiano dei Sette Comuni, in provincia di Vicenza, per l’esattezza a Cima Portule. Music for Mountaintops, Nella ultima produzione del collettivo (composto da Eugenio Luciano e Björn Jauss, belga, costruttore di sintetizzatori), titolata High Society, i nostri partono per la Cima Portule, nell’Altopiano dei Sette Fomuni in provincia di Vicenza. Dalla sessione in alta quota deriva un flusso di 11 minuti suonato con un sintetizzatore ELI che ci porta sempre più su, oltre i 2310 metri della vetta, per un’esperienza che trascende dal puro suono e, presumo per chi abbia partecipato alla performance, diventi occasione di liberazione e di apertura alla natura ed all’aria.
Da parte nostra possiamo soltanto immaginare la intensità del momento, godendo delle micro variazione di un flusso di suono che ci pervade flebilmente.

Che dire quindi di COdA Fanzine? 31 numeri che sono un serbatoio di storture, visto che, iniziando a scorrere fra le sue pagine, troviamo approfondimenti a mondi come videogames, poesie, musica, storie. Interviste e segnalazioni di brutti elementi come Catorcio, Melting Mind, Wormgod, ed altri alfieri di un mondo dove musica, performance, arte e fumetto si mischiano irrimediabilmente in maniera incestuosa e priva di filtri. Il consiglio è di fiondarsi sul loro sito (www.codafanzine.net) e farsi rapire per qualche ora, giorno, tempo. Ne uscirete più sporchi e segnati, ed è giusto così.