Bosco Sacro è un gruppo italiano composto da Giulia Parin Zecchin (Julinko) alla voce, Luca Scotti (Tristan Da Cunha) alla batteria, Francesco Vara (Altaj, Tristan Da Cunha) e Paolo Monti (The Star Pillow) alle chitarre. Gem è il primo disco del progetto, esce per Avantgarde Music ed è composto da sei pezzi.
Gem è un viaggio coerente e consapevole nel (bosco) sacro che è in ognuno di noi. L’esperienza maturata da Vara, Monti e Scotti nelle composizioni lente e riflessive, fino a lambire i confini dell’onirico, è l’elemento fondante del progetto. I tre musicisti sanno dare contributi sostanziali, mai invasivi. Non vi è uno strumento che ne sovrasta l’altro, il tutto è al servizio del messaggio e delle vibrazioni emotive che ogni canzone suscita nell’ascoltatore.
Giulia Parin Zecchin porta in dote capacità artistiche del tutto peculiari. La sua voce è eterea e concreta come poche altre nel panorama italiano. Le linee vocali sono frutto di una riflessione attenta e (a)melodica d’impatto.
Pur attingendo alla cultura ambient, i Bosco Sacro non sono incasellabili in categorie predefinite. Si potrebbe pensare a Dead Can Dance per il tono solenne e spirituale dei pezzi. Chelsea Wolfe è un altro possibile riferimento, senza esagerare.
E’ impossibile non citare slowcore e post-rock quali generi di partenza. E’ altrettanto influente l’esperienza nella musica sperimentale di Monti e Vara con i rispettivi progetti solisti.
Ice Was Pure è un’introduzione perfetta alla musica di Bosco Sacro: ambientazione nebbiosa, pensieri meditativi che si sprigionano nell’ascoltatore. La successiva Be Dust è una suite di quasi otto minuti in cui non tutte le soluzioni vocali funzionano, ma da metà pezzo in avanti è un salendo di intensità indomabile.
Il singolo, Foutain Of Wealth, spinge su linee vocali eterogenee e sincopate. La ritmica è cadenzata come in un pezzo doom scevro di fuzz inutili.
Emerald Blood è il pezzo più pesante con suoni persistentemente distorti e funziona tutto benissimo anche così. Les Arbres Rampantes illumina con il suo salire nello spazio oltre l’anima e ricaderci addosso con la delicatezza di un lenzuolo arreso al vento.
La conclusiva Bosco Sacro è un epilogo stupendo e, forse, il pezzo più ispirato sotto il profilo melodico. Le musiche si fanno minimali oltre ogni limite e il gruppo di congeda in maniera sublime dall’ascoltatore.
Gem è, dunque, un disco ottimo sotto tutti i punti di vista: molto ispirato, suonato bene e prodotto divinamente. La curiosità si riversa, ora, tutta sulla trasposizione dal vivo di un disco pressoché perfetto.