Marvin – Barry (Africantape, 2013)

marvin-barry

Francesi, terzo album per l’Europa e debutto nel Nuovo Mondo, famosi per i loro live: i Marvin non le mandano a dire. Almeno così sembrerebbe ascoltando Barry. Nove sono i pezzi che costituiscono un album cocainomane: mai una pausa, un ritmo più lento, un gioco semplice tra basso e chitarra, un giro che possa far pensare all’allentarsi della continua tensione musicale. Il trio suona tesissimo dall’inizio alla fine del disco, crea un vortice melodico che risucchia completamente e si capisce il perchè i loro show siano così acclamati in giro (n.d.r. In Italia il prossimo autunno) – Tempo Fighting (ca va sans dire…), Automan, Un Chein En Hiver -. Greg Marvin, da dietro alla batteria, ha definito il loro terzo lavoro come unico modo per continuare a stare in tour, cosa che i Marvin amano, e per vincere la noia di suonare sempre i pezzi vecchi ai concerti e, sentendo anche cose meno recenti (e se i risultati sono questi), penso solo a quanto voglio che continuino ad annoiarsi e a voler girare. Post punk – As Noisy As Possible -, riff heavy rock – The Dark Sheep -, elettronica cattiva q.b. e synth sapienti – Barry –  sono dietro al trio di Montpellier che, con altra gentaglia sui generis (Pneu, Electric Electric e, ultimi, ma non ultimi, i Papier Tigre), ha dato vita al progetto La Colonie De Vacances, una sorta di band ‘quadrifonica’ (esisterà ‘sto termine?) dove, in ogni angolo di una stanza, ogni band suona e il pubblico sta in mezzo. Alla faccia di un qualsiasi happening. Vogliamo parlare di Trans AM, di Jesus Lizard? Ma no, dai. Parliamo di Marvin, dei loro titoli quasi omaggianti – Giorgio Morricone (Ennio?), la saltellante Jey Ferson (Jay Ferguson?) e la title track che, assieme al nome dei tre, per combinazione (?), non è che l’assonanza di Marvin Berry (il chitarrista cugino immaginario di Chuck… dai, qualcuno l’avrà pur visto Ritorno Al Futuro!) – e della capacità di saper suscitare velocemente un’eccitazione elevatissima in tre battute per mantenerla quella mezz’ora abbondante di disco. Come minimo, caspita! No?