Marnero – Naufragio Universale (Donna Bavosa/Sangue Dischi/InLimine, 2010)

Ritroviamo con un LP di cui sono unici titolari i Marnero, che avevamo conosciuto nell’impari split coi Si Non Sedes Is. La loro metà di quel disco non mi aveva per nulla entusiasmato, trovandola più prossima a una falsa partenza che a un buon inizio; Naufragio Universale non si scosta troppo da quelle coordinate musicali, ma tutto il lavoro appare qui maggiormente a fuoco. Cinque canzoni, per una lunghezza media di oltre sei minuti, con suoni post-Neurosis e rockeggianti (qua e là anche qualche eco dei Concrete italofoni), strutture multiformi che accorpano in un unico pezzo più momenti, tornando raramente sugli stessi giri e melodie, testi alternativamente urlati o declamati. Da notare come nelle liriche si vada perdendo l’eredità dei Laghetto, riducendo al minimo i giochi di parole stucchevoli, anche se qualcosa da limare c’è ancora, mentre si è molto affinata la vena melodica, sia vocale che strumentale. Insomma, non è cambiato molto rispetto a prima, ma ci si avvicina maggiormente alla quadratura del cerchio: la cura dei particolari è maggiore, la scrittura più curata, con la musica che asseconda meglio le parole, le ospitate funzionali, con Lili Refrain che presta i suoi vocalizzi in due canzoni e Nat degli Infarto, Scheisse! Che canta in Tanto Ride Tanto Piagne, dando ai pezzi ora maggior profondità, ora una certa varietà. Alla lunga non tutto l’album risulta memorabile, spiccano però Zoster, col suo coro sghembo e l’ambiziosa ma riuscita L’Isola Dei Serpenti: inizio narrativo, recitato incalzante (qui le facili rime baciate sono assolutamente funzionali), finale in crescendo, veemente. Avanti su questa rotta.