Luca Giovanardi – Storia Notturna (Backwards, 2023)

Storia Notturna – Una Decifrazione Del Sabba, è un libro di Carlo Ginzburg del 1989 che riprende e amplia i contenuti di un precedente volume (I Benandanti. Ricerche sulla stregoneria e sui culti agrari tra Cinquecento e Seicento, del 1966): partendo dagli atti di una serie di processi nel Friuli del XVI e XVII secolo, l’autore ricostruisce la vicenda di un gruppo di persone accusate di stregoneria – i benandanti, appunto – soffermandosi sulle paranoie cospirazioniste e sulle pressioni dell’Inquisizione per far sì che le confessioni facessero apparire il complesso rituale indagato come un comune sabba, ma ricostruendo anche il substrato culturale che ha portato un antico culto della fertilità, originario delle steppe asiatiche, a svilupparsi e prosperare nel nord-est della penisola. Da qui ha tratto ispirazione Luca Giovanardi (Julie’s Haircut) per raccontarci la sua, di storia notturna.
Combinando suoni elettrici/elettronici e acustici, echi folklorici e fughe verso sonorità contemporanee, Giovanardi costruisce un lavoro che non si fa carico – e come potrebbe? – di tutti i complessi temi del libro, ma interpreta il lato emozionale della vicenda, aspetto che in un saggio storico è inevitabilmente poco presente, facendo rivivere all’ascoltatore i fatti, come se si trovasse a fianco dei protagonisti. Così, dopo l’oscura introduzione di Contractus Magistri, eccoci, Mascherati Da Animali (è proprio il titolo del brano), con passo marziale vagamente jazzato e galvanizzati da una chitarra magniloquente, avanzare verso gli stregoni (incarnati forse dai vocalizzi in stile Phurpa in chiusura) contro cui dovremo lottare per garantire buoni raccolti e prosperità. Più spensierata, forse segno di un buon esito del combattimento, Su Un Solo Sandalo ci culla fra melodie di chitarra e piano elettrico, percussioni acustiche e voci suadenti di antiche divinità femminili, in quello che è certamente il pezzo più freak della raccolta. Marcano uno stacco netto i veloci fraseggi alla Goblin che aprono Ossa e Pelli e continuano poi sottotraccia, disegnando un’atmosfera che mantiene a lungo l’equilibrio fra quiete e tensione, aprendosi poi, col prevalere di quest’ultima, a dilatazioni di synth spaziali e riti orgiastici che annunciano Saturnalia e l’inizio della sezione più onirica del lavoro. Qui, al suono di un lento blues notturno per percussioni, chitarra acustica e basso corposo, attraversiamo campi che si apprestano a svegliarsi dal sonno invernale, fino a giungere al cospetto di Madonna Oriente (Ben Stage, Madona Horiente) che ci accoglie in uno spazio sospeso abitato da suoni riverberati, battiti discontinui, sibili infiniti. E Sibillia è il brano che chiude l’album – un drone vibrante intessuto da voci lontane, beat chi si accavallano, scie luminose che attraversano il nostro campo visivo (e uditivo) – e muta lentamente fino a riportarci, sull’onda di un piano dai suoni cristallini, alla realtà odierna, fatta di auto di passaggio e grilli che friniscono nei campi.
Come dicevamo, il disco non si propone di dare un’interpretazione musicale ai molti temi del libro, ma ha ugualmente una sua complessità tematica, in primis il rapporto fra mondo reale e mondo onirico, un sogno che finisce inevitabilmente per influenzare la veglia; Storia Notturna non si accredita dunque come una semplice colonna sonora per la lettura, ma rappresenta un’opera legata al testo eppure autonoma, un’appendice che ci restituisce il lato emozionale della vicenda, venendo così a costituire un indispensabile complemento alla parola scritta.