Drink To Me: ovvero, piccolo manuale della sobrietà

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Arrivati da poco al secondo disco, Brazil, recensito qualche tempo fa qui sulle pagine virtuali di Sodapop, i piemontesi Drink To Me provano a ripercorrere le tappe del percorso che li ha portati dallo stamparsi i CDr in casa a fare un disco per Unhip, affermata realtà di quella che una volta veniva chiamata "musica alternativa" e oggi (o era ieri?) indie rock.

SODAPOP: Dagli inizi come Orange, al primo album Don't Panic Go Organic, fino a questo nuovo Brazil… una continua e decisa evoluzione sonora, ma anche una crescita anagrafica. Da quanti anni suonate? Come avete cominciato? Raccontateci qualcosa della storia dei Drink To Me…
DRINK: I Drink to me nascono appunto come 0_range nell'autunno 2002. Eravamo in quattro, noi tre più Pierre Chindemi. Abbiamo da subito coniugato due elementi: una enorme, smisurata dedizione e una imbarazzante capacità tecnica. In poche parole, prima di fare un concerto abbiamo provato per un anno. Nell'ottobre del 2003 abbiamo fatto il primo live. I primi quattro E.P. su Stuprobrucio Records (etichetta fondata e gestita da noi) testimoniano la nostra lenta evoluzione. Midfinger ci ha contattati nell'autunno 2005. Don't Panic, Go Organic è stato registrato a Londra ad agosto 2006, pubblicato solo a febbraio 2008. Nel periodo di gestazione abbiamo perso Pierre, che ha lasciato, ma abbiamo anche cominciato a suonare di più dal vivo. Nel 2008 abbiamo letteralmente girato l'Italia, arrivando fino in Sicilia. Scrivere Brazil è stato diverso da ogni cosa precedente, perché eravamo solo più in tre, e avevamo già una buona esperienza live. Con l'aiuto di Alessio Natalizia, poi, abbiamo affinato alcune tecniche "retoriche". La scrittura è cresciuta, e dal vivo funziona meglio di prima! Avevamo circa 22 anni all'inizio, ora quasi 30… Il tempo, però, non è passato invano…

SODAPOP: Ricordo i vostri primi ep… Kraulle Brau Sessions era praticamente un disco noise rock con molte chitarre e continui riferimenti a Sonic Youth, Unwound e ai suoni anni ’90. Ora mi pare che vi siate allontanati, e anche molto, da queste cose. Cosa avevate in testa quando avete registrato Brazil? Come avete lavorato alla stesura dei pezzi?
DRINK: Avevamo in testa un mondo musicale un po' diverso… Io mi sto riprendendo proprio in questo periodo da un biennio di ascolto compulsivo di Steve Reich. Ho coronato questo amore con una tesi in filosofia della musica su di lui. Francesco ha esplorato per bene il mondo dell'afrobeat e della musica brasiliana, Carlo sinceramente non lo so. Quello che so è che a grandi linee volevamo dare una virata kraut al nostro stile, e ci siamo messi a improvvisare e registrare tutto. Abbiamo poi scelto le intuizioni più felici e ne sono nate le canzoni di Brazil. Sicuramente la matrice ripetitiva di alcuni episodi più datati, come Insane e Dancing On TV ha avuto la meglio. Ma il sound si è ammorbidito. Carlo e Francesco hanno implementato la loro strumentazione, io semplicemente mi son dato al Crumar… Alessio Natalizia, poi, ha sicuramente messo la pulce nell'orecchio: "Le cose più rock mi hanno un po' stufato…".

SODAPOP: E certo, il rock è morto… e del kraut invece cosa vi piace? In fondo è una definizione un po’ generica se pensi che si può riferire a gruppi freak come Ash Ra Tempel e Amon Düül II fino a cose elettroniche stile Cluster e Harmonia
DRINK: Il kraut è, ovviamente, una parola. Il fatto che sia nata con senso spregiativo e poi la si sia impiegata come termine per definire un ambito musicale la dice lunga: nè nel primo nè nel secondo caso questa parola mette a fuoco qualcosa di preciso. Nell'accezione che ci interessa significa ritmi motorik, armonie statiche e solari (diatoniche?), ripetizione, una certa freddezza emotiva ma al contempo un potente trasporto. Quindi Harmonia, Cluster, Neu!, Can, ma anche Stereolab, per dire, o l'ultimo dei Flaming Lips! Il fatto è che ci sono forti condivisioni di forma tra questo "kraut" e l'afrobeat, il minimalismo (parolona anche questa), la musica elettronica (altra parolissima). Personalmente sono fissato con Steve Reich, anche perchè ritrovo le sue immagini sonore un po' ovunque. Non è tanto il kraut, quanto questa svolta nella concezione della forma musicale ad attrarmi. Ripetitività, ambiguità temporale (lentezza o velocità?), costruzione graduale di un frammento melodico… C'è qualcosa di "vero" in queste strutture musicali, qualcosa che parla del mondo in cui viviamo. Gli anni '70 tedeschi hanno intuito qualcosa che vale ancora oggi.

SODAPOP: ___drink_to_me__intervista__web01Bravo, vedo che sei preparato. Vorrei però ridimensionare quest'immagine un pò troppo intellettuale che vi state dando: ricordo i vostri primi concerti con enormi peni disegnati su fogli di cartone, immagini del Papa cammuffato da Hitler, l'abuso di parole come "sborra" e "satana". Vi comportate ancora così quando siete su un palco? O cercate di sembrare delle persone educate?
DRINK: Ah! Ah! No, ci siamo un po' stufati di quell'immaginario. O meglio: ci siamo stufati di quell'immaginario legato al live. Ogni tanto però la vena più demenziale salta fuori. A Varese, lo scorso 19 febbraio, c'erano 15 persone al concerto. Verso la fine ho gridato: "Dai ragazzi, ora faccio stage diving!", e mi sono schiantato sul pavimento sotto il palco, ovviamente vuoto. Grasse risate mie e del pubblico. Una gag un po' alla Gioacchino Turù. Se vai a vedere nella sezione "Tour Diary" del nostro sito (drinktome.net) scopri che siamo sempre dei cazzoni, al di fuori del palco…

SODAPOP: No grazie, eviterò il sito, preferisco ricordarvi così come eravate nei tempi migliori della vostra gioventù (io già allora non ero più giovane). E a proposito della vostra Stuprobrucio Records cosa mi puoi dire? E' ancora attiva? Etichetta specializzata in cd-r, curati e con grafiche accattivanti, ha dato sfogo a una galleria di freaks mica male: il citato Gioacchino Turù (ora su From Scratch), Trevius, Hawaii8, l'impresentabile Bananartista, Keylectric, Yellow School Bus Factory, Leucoiaco, Minimi Cumuli Nembi
DRINK: Stuprobrucio è sempre attiva nella nostra mente. Ora è in letargo, per via degli impegni coi Drink To Me (che sommati alla vita lavorativa e privata riempiono il tempo disponibile). Questa etichetta rappresenta tutta la voglia di creare e organizzare che abbiamo, ed è stata una notevole valvola di sfogo in passato. Non solo: lavorare con altri progetti mi ha personalmente arricchito. La spregiudicatezza con cui Gioacchino Turù usa gli strumenti, ad esempio, mi ha aperto, mi ha davvero ispirato. Ultimamente stavo lavorando con i Moretti Killer, un ottimo gruppo di Pont Canavese, che ha bisogno di un tocco esterno per tirare fuori le perle che custodisce. Ho iniziato a supervisionare anche il futuro disco di Trevius, ma nulla di concreto. Inoltre ho un sogno: produrre un disco di Gioacchino Turù e Vanessa V. di puro pop, curare solo il lato davvero pop di Giacomo e Giulia… Stuprobrucio vive, e tornerà a farsi sentire. Mica come certa gente che se ha tempo libero preferisce fare bird watching…

SODAPOP: Concludiamo con un classico del giornalismo musicale, progetti per il futuro? State lavorando a qualcosa di nuovo, oppure non ci pensate minimamente e per ora vi bastano Brazil e la promozione del disco?
DRINK: Diciamo che per ora Brazil è tutto. Amiamo questo lavoro e come dice Jacopo "è un disco che cresce col passare del tempo". Si suona dal vivo il più possibile ed è iniziata la promozione di Brazil in Germania (in cui si organizzerà un tour per l'autunno). Ci piacerebbe però sconfinare anche in altri paesi europei, e chissà che non torneremo più seriamente a suonare in Inghilterra… Per quanto riguarda nuovo materiale ho personalmente tanti nuovi pezzi, ma solo pochissimi di questi adatti ai Drink To Me. L'elemento che darà un'ulteriore svolta al sound è il campionatore. Ho comprato un Roland SP-404, e anche Carlo sta iniziando a pensarci. Sto campionando suoni da dischi di ogni tipo, ho già circa 150 suoni, loop, e via dicendo. Una cosa è certa: il prossimo disco sarà più bello di Brazil.