Odio fare la figura del tonno. Ma con l'allegra furgonata mossasi da Genova per raggiungere le impervie interpoderali dell'oltrepò pavese abbiamo accumulato ogni genere di ritardo, compresi l'essere testimoni ad un incidente, darsi appuntamento al cimitero e perdere una decina di litri di benzina guidando a 60 all'ora fino oltre Serravalle Scrivia per fare il pieno di GPL.
Tutto questo cappello perchè sei tonni sono arrivati in ritardo e si sono persi nelle indicazioni (ma la rotonda di Zeccone quale delle otto rotonde era???) e, soprattutto si sono persi per intero il concerto di Eliot Lipp.
Bisogna essere dei pirla direte voi. Se si fa la strada, come segnalato da siti internet e volantini, direttamente dalla Certosa di Pavia ci metti mezzora in meno che a passare dal centro di Pavia. E infatti siamo dei pirla e arrivare all'Ortosonico non è poi questo gran mestiere.
Intanto l'Ortosonico è lì che ti aspetta. Un cascinale in mezzo al nulla, scusate ma per noi gente di mare, abituata ai terrazzamenti in collina e al mare, i campi infiniti della Padania sono il nulla. Scopriremo che questo quadrato di terra ospita alcune persone che ci vivono e una ventina di sale prova, più questo discretamente nuovo circolo ARCI dove i ragazzi, con l'apporto della validissima accoppiata Basemental Pavia + Basemental Milano (=Gianmaria+Danilo), si sono messi in testa di far fischiare le orecchie a Milanesi e Liguri e attirarli qui con dei gran concerti. Nella rassegna estiva, cui speriamo ardentemente segua una rassegna invernale, si son visti, oltre ai due signori oggetto della recensione, il Constellation Polmo Polpo, i nostrani e veraci Ronin e il germanico faheyiano Steffen Basho Junghans, di cui si parlerà in altra sede.
Il locale è incredibile. Oltre alla sopracitata programmazione offre un rusticissimo legno in tutte le salse, tendaggi e ornamenti; i colori ti assicurano una ambientazione che puoi veramente sentire, provare per credere, e che ti mette, col suo stile gotico agreste che non sconfina nel dark, a tuo agio e pronto a goderti il concerto. Capita raramente in Italia di avere locali come questo, così caratterizzanti da incutere timore reverenziale nel pubblico nei confronti del gruppo; è come quando entri in una chiesa e scricchiolano le tavole del pavimento.
Dunque i sei tonni sbrigano rapidamente le questioni burocratiche legate alla tessera ARCI e si rendono conto che Lipp è all'ultima nota del set. Troppo poco anche solo per poter mettere insieme qualche parola su di lui. Facciamo che al prossimo giro gli organizziamo una data in quel di Genova, lo vediamo e ne riparliamo.
Consumata la consumazione, inizia Daedelus.
Emiliano, il padrone qui, dice che lo segue da tempo, tracce ve ne sono nel vecchio sito, avendo intercettato i promo Plug Research e che il devastante mix di hiphop strumentale, glitch e lounge futuribile del basettone che sta sorridendo sornione sul palco ci darà grandi soddisfazioni.
E in effetti gli elementi ci sono tutti. Un allampanato personaggio dalle basette incolte, avvolto in un vestitino giallino simil frac, con le code, camicia abbottonata fino in cima, che non ci si spiega come non stramazzi al suolo tra un pezzo e l'altro per manifesta mancanza d'ossigeno, ricordo che siamo nel luglio più caldo degli ultimi vent'anni.
La scena, dunque, è dominata da questo pinguino giallo e basettato che poco interagisce con il suo laptop e tanto con un curioso aggeggio quadrato artigianale composto da sedici per sedici bottoni che si illuminano e fanno cose curiose se attivati: si muovono da soli, lampeggiano, disegnano traiettorie e, soprattutto, triggerano effetti, campionamenti e sequenze.
Il live è tutto qui, un entusiasmante balletto di dita su questi bottoni.
Mi rendo conto che a parole io abbia ridotto fortemente la performance di Daedelus ma vi posso assicurare che, a differenza del 99% dei musicisti che interagiscono con i loro laptop e che dovrebbero vergognarsi di prendere dei soldi per schiacciare un tasto play di fronte al pubblico, quello che fa il ragazzo è oltre.
La semplice accortezza di inclinare in favore del pubblico il controller Monome, oggi prodotto a mano in maniera più professionale e distribuito con tutte le specifiche in open source, permette di costruire un rapporto più diretto con il pubblico che percepisce quello che sta succedendo nei sequencer del computer e riesce a rapportarvisi quasi come se potesse schiacciare i bottoni in prima persona.
Detto dell'ambiente, del personaggio e del macchinario resta solo da elencare la musica, una divertente miscela, come da attese, di beat di hip hop piuttosto pacato, effettistica glitchosa, e quel non so che di esotico dovuto agli archi campionati dai dischi di bossanova brasiliana, qualcosa degli Os Mutantes ma forse sbaglio, qualcosa di Burt Bacharach, e qui mi sa che ci piglio di più, qualche voce che presenta e spiega cosa stia succedendo con piglio da documentario anni cinquanta.
Insomma, un concerto decisamente più che piacevole, funestato per noi da un ulteriore rientro all'alba, che vi consigliamo fortemente di non perdervi, il live non il cornetto alle sei, nel caso di un prossimo tour, sempre organizzato da Locusta.
http://www.ortosonico.com
http://www.basemental.it/
http://www.daedelusdarling.com/
http://www.eliotlipp.net/
http://www.monome.org/
http://www.locusta.net
foto di Anna Positano http://posianna81.deviantart.com