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Animal Farm Project – S/T (Autoprodotto, 2006)

Indubbiamente originale questo gruppo bolognese che prendendo come muse ispiratrici i Radiohead e i Rage Against The Machine, sa regalarci un lp che non sembra italiano. Ehm! sarebbe un complimento dal momento che non sono affatto nazionalista. Il loro può definirsi un Chemical Rock. Il loro nome si ispira al romanzo di George Orwell, in cui gli animali si rivoltano contro l’uomo. Qui, in questa "fattoria degli animali" i migliori tortellini e la mortadella dei suini emiliani hanno soppiantato le steak dei migliori bovini americani.

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Zavoloka Vs. Kotra – To Kill The Tiny Groovy Cat EP (Nexound, 2006)

Non è bello dirlo, ma spesso leggendo titolo e nome di un gruppo dell’est verrebbe da pensare che sia arretrato di qualche anno ed è un ragionamento molto stupido (allora non lamentiamoci se poi all’estero pensano la stessa cosa leggendo un qualsiasi titolo in italiano). Non solo la Nexound è un’etichetta notevole, ma in un mondo più che mai globalizzato, nel bene e nel male le realtà dell’Europa dell’est che in diversi ambiti si sono fatte strada non sono poche, due nomi su tutti Fizzarum e in altro ambito la Minority records.

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Andrey Kiritchenko – Stuffed With/Out (Nexsound, 2006)

Immagino che molti di voi non conoscano Andrey Kiritchenko e chi di voi invece ne avesse già sentito parlare forse ne è al corrente per i lavori con Francisco Lopez o per i progetti più sperimentali, ma questo è un lavoro di tutt’altra fattura. Il boss della Nexound (http://www.nexound.org, grande etichetta russa con una scuderia più che altro elettronica ed elettronica-sperimentale) pur non lasciando a casa rumori di fondo, fruscii e aggeggi elettronici di varia natura si è armato di chitarra acustica e si lascia andare ad una serie di tracce melodiche intrise di malinconia.

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Mastodon – Blood Mountain (Warner Bros, 2006)

L’allontanamento dalla Relapse in virtù di una major non sembra aver intaccato particolarmente la creatività e la furia dell’eclettico quartetto che, al contrario, pur concedendosi inedite apertudei Mastodon re vocali molto melodiche (Pendelous Skin), continua il suo percorso nel tunnel del metal più articolato, strutturato e tecnico. La matrice Death grazie a Dio rimane, ma ponendo maggior attenzione a particolari tessiture: caratteristiche semmai, di un certo progressive anglosassone (Sleeping Giant, Bladecatcher). Il disco resta però godibilissimo e trovo anzi indicativo l’opening act per il tour dei Tool (dai biglietti esosi). Le chitarre non temono mai arzigogolature né avvitamenti, forse poco incisivi nell’ossatura dei pezzi, ma seducenti e sognanti nell’economia dell’intero lavoro, anche questa volta concept elementare. I quattro virtuosi non annoiano mai con i classici onanismi solisti che tanto hanno fatto svalutare il genere, prediligendo invece soluzioni e inserti dal tono più epico o anche classicamente Thrash.

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