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The Tall Ships – Paint Lines On Your Glasses Look Up At The Stars… (Minority, 2006)

Mi ha incuriosito il fatto che l'esordio dal titolo chilometrico di questo terzetto di S. Diego sia uscito per un'etichetta della Repubblica Ceca, la Minority Rec., la quale già può vantare un nome come Gastr Del Sol. Sembra però che i Tall Ships, a detta del cantante/ chitarrista Steve Kuhn, recentemente abbiano contattato una label concorrente che in futuro, anche per ragioni di vicinanza, sappia garantire un maggior supporto e una maggiore promozione al gruppo. Scopriremo presto quale (Touch and Go? magari!). Paint Lines… é un connubio di armonie (a volte lineari a altre meno) di chitarra (ottima), basso e batteria debitori tanto al math quanto al post rock.

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Suffocation – S/T (Relapse, 2006)

Felice ritorno per i principi del death Suffocation. Virtuosi al parossismo, accartocciati su sé stessi, racchiusi all’interno di centinaia di cambi, drammatici, senza speranza e con quella epica macilenta dei migliori e mai dimenticati Entombed. Ma qui la scuola è palesemente americana, ed è sempre quell’immaginifica Immoral Wasteland che continua a sedurre tanto gli estimatori di Robert Heinlein (Starship Troopers) quanto i grinders della Sud. Qui non troveremo certo le intuizioni dei Mastodon, ma nemmeno la pena melodica degli ultimi The Haunted. Le parole chiave sono: tecnica, passione, disprezzo. E, in effetti, questa la definirei proprio "musica del disprezzo": non tanto verso il mondo, il progresso o la stessa confindustria, quanto invece verso noi stessi.

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Napalm Death – Smear Campaign (Century Media/EMI, 2006)

Ancora veterani. Suppongo che suonare Grind/Death sulla soglia dei quaranta ti faccia vivere una quotidianità piuttosto normale, forse più o meno speculare ai fotomodelli di Lost. Eppure voglio credere che anche Shane Embury (ancora capace di far sembrare Petrucciani un sex-symbol) la mattina si faccia un quartino di scremato nel caffelatte. Perché no? Dai, a quarant’anni non puoi più bere Paraflù e cagar energia pulita. Lo sappiamo, i tempi di Scum sono lontani anni luce, come lo sono praticamente tutti i pionieri di quello scandaloso (per l’epoca) vinile. Jess Pintado (comunque non prime mover) si è estinto nell’alcool, Mick Harris in un flut di nazi-isolazionismo e Lee Dorian fa la statua da strada a Piccadilly Circus.

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The Tall Ships – Paint Lines On Your Glasses Look Up At The Stars… (Minority, 2006)

Nulla da dire, se non che questo disco è ben suonato e ben prodotto, il gruppo di San Diego è esplicitamente indie a partire dalla copertina e tutto è raffinato e patinato con gusto. Questo disco dal titolo interminabile offre alle vostre orecchie un gruppo capace, tecnicamente preparato e ben patinato, cose che tutto sommato vanno apprezzate ma stiamo parlando di gente che ha suonato in gruppi come Glendale, Cole, Channels e soprattutto Kerosene 454 quindi è da mettere in conto. Il problema con un disco del genere è che forse i riferimenti sono un po’ troppo evidenti, intendo dire che nel bene e nel male i The Tall Ships quando fanno pezzi in cui assomigliano ai Pinback (che forse è il riferimento più ricorrente) non assomigliano ai Pinback… sono i Pinback!!!

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