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Claudio Parodi – The Mother Of All Feedback (Extreme, 2009)

Terzo giro di boa per il ligure Claudio Parodi e terzo disco che mette in luce quanto si tratti del classico "best kept secret" di un panorama infame e ingrato come quello italiano e ancora più nello specifico ligure. Avevamo scoperto Parodi con un lavoro/installazione che riprendeva gli studi di Alvin Lucier, l’abbiamo rincontrato con una composizione per elettronica e doppio clarinetto turco che prendeva le mosse da Pauline Oliveiros e questa volta lo vediamo alle prese con la sua famigerata feedback-machine. Di cosa si tratterebbe? Senza andare troppo nel tecnico Parodi suona (e la suona per davvero anche se sfido chiunque a dire che non si tratti di un disco ostico) una sorta di equalizzatore mandato in feedback, collegato ad un mixer, un multi effetto e dei pedali del volume…l’effetto dello strumento? Diciamo che si tratta di un aggeggio che produce una serie di frequenze acute fra il morbido ed il fastidioso e che nonostante tutto non ricordano nessun artista o musicista in particolare.

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AA.VV. – Niente Records Volume 1 (Niente, 2009)

Niente orpelli, o quasi: per scelta della neonata etichetta degli St.Ride non ci sono note né altre scritte tranne "Niente Records Volume 1" e praticamente nessuna grafica, solo un pezzo di carta riflettente in stile CRX dei Casinò Royale; a questo punto dopo essermi visto riflesso non posso far altro che dedicarmi all'unico contenuto che l'etichetta vuole far passare, la musica. E sui contenuti c'è da dire subito che, anche di fronte a materiale di qualità come questo, una raccolta di diciassette tracce di musiche elettroniche/avant/rumoriste non è propriamente "digeribile", ma ormai il duo genovese ci ha abituato al fatto che non punta per nulla alla fruizione diretta delle proprie attività musicali.

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The Bitter Tears – Jam Tarts In The Jakehouse (Carrot Top, 2009)

Chicago, si sa, è considerata da almeno vent'anni a questa parte come una vera e propria Mecca di un certo tipo di sound a metà tra le elucubrazioni noise (vedi Shellac) e le movenze sbilenche di derivazione krauta tipicamente post-rock (leggasi Tortoise). Di recente, poi, si sono aggiunte al quadro le sfuriate atmosferiche di bands come i Pelican, che non hanno fatto altro che donare alla Windy City un'aura ancor più "sperimentale". Ma, ovviamente, nella capitale dell'Illinois c'è anche molto altro, ed ecco giunto un motivo valido per far luce su quest'altra faccia della medaglia.

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Philippe Petit & Friends – Reciprocess: +/VS. (Bip_Hop, 2009)

DJ, giornalista musicale, discografico, prima con il rock estremista e di confine della Pandemonium, ora con la più elettronica, ma sempre avanguardista, Bip_Hop, Philippe Petit celebra quest'anno il venticinquennale di attività. Per la festa di compleanno allestisce un lungo pattern elettronico, lo spezzetta ed invita vecchi e nuovi amici a cucinare ogni porzione come meglio credono. Il pasto, tutto filato, è indigesto per i troppi e troppo contrastanti sapori che troviamo: chi aggiunge suoni trovati, chi chitarre, chi voci, chi ulteriore elettronica. Più sensato è piluccare qua e là, senza badare ad una consecutio stilistica impossibile da trovare.

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