Vevey: Laguna Blu

Bleu Lagon : nel mese di giugno di 3 anni fa a Vevey, Canton Vaud, poco lontano da Losanna, una ventina di musicisti decidono di raggrupparsi. Fondano un’associazione che si propone di sostenere, veicolare, esportare, produrre ed aiutare i gruppi della neonata label così come tutta la sfera musicale di Vevey. Nasce Bleu Lagon Records:ogni persona coinvolta mette in gioco le proprie competenze per far crescere la scena e l’influenza che questa scena può avere nella vita culturale e sonora cittadina e regionale. Il primo parto è una compilation di 8 brani, a firma, rispetivamente di: Tremingo, LA Pause, Elvis Aloys, Mount Koya, Ok Matthew, Dream Parade, Giorgio Rhino, Fomies. Vivendo a più di 150 km di distanza da Vevey non ho particolari contatti in regione ma casco su un’artista appartenente a questo circuito e vengo immediatamente rapito dalla varietà ed al medesimo tempo dalla coesione di questi progetti.
Decido quindi, come primo approccio, di approfondire 4 artisti di Blue Lagon, per darvi una scorsa di quanto sta succedendo sulle belle rive del lago…

MoictaniMi vida en el sunshine
Voce sfarfallante, chitarrina dinoccolata, svizzera – ispanica residente a Vevey, nella Svizzera francese, dal 2018..
Non so molto di Moictani, quasi nulla, se non che quest’anno ha inciso 4 tracce per un ep che è una vera e propria perla. Tania Praz, questo il suo nome, si è appoggiata a Patrick Chevalley, produttore e bassista, dà unamano e mette in luce il naturale calore di un pop da cameretta tenue ma vitale, come le canzoni davanti allo specchio venissero sospinte da ondeggiamenti di tutta la mobilia. Tessiture circolari ed ipnotiche, qualche bulboso raggio laser a bassa intensità, la capacità di far scivolare le liiriche come fossero ripiene di salsa.Moictani è giocosa ed ombrosa nello stesso tempo, lirica e passionale ma immediata. Quando si rilascia è subito superpop Siesta, quando si acuisce la durezza ispanica seduce ed ammaila, quando passa all’inglese sembra acquisire punte garage pop acustiche praticamanete irresistibili. C’è la stoffa, per un antipasto che invoglia a continuare a scavare in pietanze altrettanto saporite…

GalshFanclub
Un trattore con una coperta di lana cucita a mano, un’immagine perfetta per un’estate ormai passata nel dimenticatoio. Narcosi che a tratti si innervosiscono in richiami pop quasi yé-yé, l’ultizzo di lingue romantiche e melò come il tedesco applicato ad un sound fresco, finanche soli di bongo e di basso. Sono piccoli trenini, come se gli Stereolab fossero stati ridotti in una scala Ravensburger e fumigati con delle droguccie cotte in casa. Pianole, melodie, suoni piccoli ma spaziali, ancheggiamenti. C’è una tensione in Fanclub, da una parte le verdi praterie losannesi dove i nostri vorrebbero correre in soli psichedelici, dall’altra la resa pop aperta, le lingue, l’allaccio ad un immaginario altro come il roghenroll ed il pop ispanico nascosto fra pepitas y guijarros. Less is more, basta una bella voce, un’imaginario, del tiro. Sofferenza sbarazzina, quasi impossibile resisterle. Quando si fa grave riesce a farci percepire la polvere, il disagio mentre oltrepassa i limiti e si fa minacciosa come in Oye Guapa, oppure di dare tagli romantici, o addirittura grooves motori. Mille spunti, una bella maestria, compattezza invidiabile.

ChachoSHADE
SHADE, ovvero 4 tracce di Chacho, in cui la nostra butta in una gabbietta una voce da piccola Kim Gordon alle prese con effetti eco e sovrapposizioni, facendoci immediatamente attaccare da almeno tre personalità di sé. Naïve, come se Daniel Johnston avesse di nuovo 16 anni e potesse giocare nel suo garage. Si scopre tirando linee vocali con il righello martoriando le superfici con agguati chitarristici: lancia stralci simil-rap, come un Beck levitato in una puntata di Streghe. Sento del deserto in questa musica, un giardino in cui qualcosa sta seccando ma si prova, nonostante tutto, a far crescere dei fiori. Sono stopposi, coriacei, forse non molto belli da conservare ma, come questi brani, praticamente impossibili da levare da vasi e piatti.Nell’ultimo brano entra anche Dinita  ed il tutto appare ottimalmente confuso. Splendida imperfezione.

DanitaNODE / perhaps desoriented
Danita è una musicista che ha iniziato a sperimentare ed a giocare col suono già da molto piccola. Con il tempo è arrivata, in questa primavera, a condensare il suo operato in due lavori, un ep ed un album composto da un’unica traccia, NODE e perhaps desoriented. La prima opera sembra scivolare via impalpabile, fra linee di piano, chitarre, sintetizzatori, gabbiani lacustri ed onde vocali che sembrano arivare dal profondo dei boschi.

È musica ambient quasi meditativa ma che sembra molto connessa con il territorio e con la propria realtà. Proseguendo si scoprono lati più onirici e quasi messianici (il mantra trattenuto di voice E 165 Hz) e collaborazioni vocali parecchio interessanti (l’ep si chiude con Dust, brano in collaborazione con la vocalist pussyR, frequenze e bassi cicciotti in lontananza, che basta a scatenare la nostra fantasia su cosa possa esserci nel suo futuro!
Inizialmente la costruzione sonora si dipana inmaniera armonica, avvolgendoci dentro un ambientazione morbida e sci-fi, poi prende gracilmente corpo e si libra, quasi senza muoversi, soltanto sfruttando il proprio peso. Voli impercettibili ed ascese pianissime si potrebbe dire parafrasando Franco Battiato, per un’esperienza che, senza alcun elemento di supporto esterno già si dimostra immersiva e totalizzante (di mattino, prima che il sole sorga) ma che potrebbe seriamente diventare speciale con il giusto setting, chi non si farebbe uno sleep concert sulle rive del lago con questo accompagnamento?

Una bellissima scoperta questa di Bleu Lagon, colletivo frizzante, variopinto e tentacolare, che siamo sicuri riuscirà a sorprenderci anche in futuro, provare per credere….