Big|Brave + Aicher + Long Gone – 30/04/2023 – Circolo D.e.v. (Bologna)

Domenica 30 aprile è il giorno designato per la prima data italiana del lungo tour europeo dei canadesi Big|Brave, freschi dell’uscita del nuovo disco, Nature Morte.
Le location delle tre date italiane sono inconsuete. Tranne Bologna, gli altri due live si svolgono  a Macerata e Busto Arsizio. Dopo aver passato tutte le principali capitali europee ed essere stati uno degli ospiti di punta del Roadburn Festival, è emblematico come in Italia la “next big thing” del metal sperimentale sia ospitata in contesti tutto sommato minori.
I 250 km, che separano la casa di chi scrive da Bologna, non sono sufficienti a rinunciare a questo concerto.
Il Circolo D.e.v. è un piccolo spazio adatto a live con pochi e attenti spettatori e, poiché immerso tra i palazzi, il concerto inizia puntuale alle 20.30 e si conclude alle 22.45 precise.
La serata è inaugurata dalla musica dei Long Gone, band slow core di Milano. I quattro musicisti propongono un repertorio, che attinge a piene mani da Codeine e Calla.
Le canzoni proposte mostrano una band in fieri con alcune buone idee, ma ancora troppo derivativa per smarcarsi dalla massa.
Subito dopo, si presenta Aicher, al secolo Liam Andrews, già nei My Disco. L’artista silancia in un onesto set harsh noise / industrial, piacevole per gli amanti del genere.
Alle 21.45 è effettivamente il turno dei Big|Brave, tra le cui fila ritroviamo Andrews nel ruolo di bassista. Questa è un’ottima novità perché, da subito, il granitico e sempre distorto suono del basso funge da base su cui detonano i feedback di chitarra e le bordate di batteria dei tre canadesi.
La scaletta è composta dall’ultimo disco, suonato dall’inizio alla fine, senza bis ed eseguito in maniera continuativa, come un unico brano di un’ora.
La scelta mi fa assolutamente piacere e permette di godere appieno della musica dei canadesi. E’ proprio il suono magmatico e violentissimo, tenue ed ambient, ad essere il vero protagonista della serata. La voce di Robin Wattie è senz’altro unica e la sua interpretazione di A Parable Of The Trusting è commovente.
Nessun musicista è particolarmente interattivo col pubblico. Anzi, per quasi tutto il concerto il chitarrista  Mathieu Ball rimane rivolto verso il proprio muro di amplificatori. Wattie si scambia sguardi d’intesa con la batterista Tasy Hudson e, solo nella già citata A Parable Of The Trusting, rivolge lo sguardo oltre i suoi piedi.
Tutto ciò, non fa che rimarcare la grandezza della musica e la forza del disco proposto dal vivo, poiché ogni colpo sugli strumenti appare misurato alla sua funzione emotiva e catartica. Anche le luci sono fioche e statiche, senza nessun artificio dinamico.
Anche la batterista Tasy Hudson ricopre un ruolo da protagonista, grazie ad uno stile minimalista e tanto potente da sconvolgere il pubblico sotto i colpi più forti e cadenzati.
Alla conclusione del concerto, Wattie salute e ringrazia il pubblico, facendo emergere una certa timidezza.
Ciò a cui abbiamo assistito è il capolavoro della dinamica e delle vibrazioni fisiche ed emotive suscitate dall’ottima musica distorta.
La liturgia sperimentale a cui ho assistito è stata sufficiente a farmi amare, se ancora ce ne fosse bisogno, il gruppo canadese oltre ogni ragionevole dubbio.
Subito dopo i quattro musicisti iniziano subito a sistemare i loro strumenti e a vendere qualche t-shirt al banchetto, senza l’ausilio di alcun aiutante.
E’ a questo punto che approccio Ball, Andrews e Hudson, a cui chiedo come sta andando il tour e la risposta è tanto efficace, quanto essenziale, in linea con lo stile musicale del trio: “Molto bene”. Punto.
Non mi resta che congedarmi ancora un poco sconvolto dalla magnificenza del live e relativamente frustrato dallo scambio di parole avuto con la band.