L’infaticabile Matteo Uggeri, aka Barnacles, ad un certo punto, si inventò un blog, Concrete Shelves, grazie al quale curiosava fra gli scaffali casalinghi delle discografie di musicisti e discografici, corredando le fotografie con domande rispetto agli scorci dei curriculum sonori intravisti. Nigel Ayers, aka Nocturnal Emission da Cornwell, UK, lo contattò per farlo entrare nel suo scorcio personale e da lì iniziò una collaborazione che vede ora i suoi frutti sonori. Mettendo insieme le produzioni dell’uno e dell’altro dubito rientreremmo nei parametri di lettura possibile per un articolo che non sia un mattone di lunghezza invidiabile, possiamo descrivere come la loro unione come una scintilla. Materiali differenti, calori diversi, sfrigolano sprigionando calore e fuoco. Mettono poi sulla brace, pozzanghere, archi, sensazioni dub. Un dub che avvolge ed elabora mille spunti. I cut-up vocali di Nigel si sciolgono in terreni paludosi, sabbie mobili nelle quali suono acustico e digitale si miscelano senza soluzione di causa, agghindate con fare certosino da corde regali, siano esse di violoncello, chitarra, violino ed ukulele. Già, che Matteo con il tempo ha fatta sua una banca dati di fidi collaboratori (Franz Krostopovich, Andrea Serrapiglio, Saverio Rosi, Alberto Carozzi per quanto riguarda le corde appunto), dai quali estrae il necessario per comporre rigogliosi arrangiamenti. Un basso? Arriva Sarmax, un sax? Ecco Cristiano Lupo…aggiungiamo anche Giulio Aldinucci ed Enrico Coniglio ed ecco che, come in tutte le saghe dub che si rispecchino, ritmi e movimenti si intercalano senza soluzione di continuità, legato più flussi sonori fra loro a ricerca del movimento ondulatorio perfetto. In Into the Hub of Solstice c’è uno snodo: il ritmo si abbassa, la luce cambia ed una malinconia puntella l’ambiente, prima che venga incrinata una situazione, quasi verso una drammatizzazione di una contingenza. Coltre di fumo, il ritmo si fa più spesso, il disco inizia a volare letteralmente, quasi avessero deciso di dare una scarica classica e di voler competere in un Sound Clash dove mostrare le proprie armi più affilate e classiche. Speeches, soliloqui di tromba, gestioni del silenzio che danno ancora più lustro al suono, pura commozione durante la chiusura di Night Cough Onions. Un piano, una sega, luci e buio si equilibrano e lame tagliano l’orizzonte, una voce misteriosa.