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Speedy Peones – Karel Thole (Shyrec, 2010)

Finalmente un dischetto estivo come si deve, di quelli capaci di ricordarti che, aldilà di afa e lavoro, ci sono altre ragioni (buone, ragioni) per sudare… roba con alla base quel po’ di garage sufficiente a farti ancheggiare schiaffeggiandoti ritmicamente le chiappette (sto parlando di voi: io certe cose proprio non le faccio), base su cui con naturalezza si appoggiano chitarre sferraglianti vicine alla scuola skin graft (diciamo dalle parti di Chinese Stars, band davvero molto vicina, per attitudine e suoni, a questi peones) e tocchi acidi d’elettronica.

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Drama Emperor – Ep (Anomolo, 2010)

L’anomolo si fa risentire, e nuovamente con una produzione di buona qualità (non del tutto riusciti livelli e trattamenti di voci e tastiere… ma a ben vedere sono "difetti" che contribuiscono all’impronta retrò dell’uscita: questa roba andrebbe spacciata in cassetta, altro che ciddì!) per cinque tracce che oscillano tra wave-digranmoda (drum machine circa Wax Trax 1980, bassi rotondi e sempre corposi, chitarre che nei momenti più felici puntano in direzione shoegaze) e wave-nonancoraritornatacosìinvoga (goth? Alien Sex Fiend con tastiere moroderiane? Addirittura una spruzzatina di Neon!).

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Vortice Di Nulla – I’m With Tortillas, Throwing Stones In The Water (Trazeroeuno, 2008)

Il post-rock strumentale (molto approssimativamente: quello d’impronta più psichedelica che math… diciamo tutto quello post-Come On Die Young) ha nel suo piccolo (stiamo pur sempre parlando di "musica per ascensori" di palazzi occupati esclusivamente da indierockers romanticoni) qualcosa di autenticamente eroico, nel suo ostinato disperato lanciare il guanto della sfida alla noia…

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Haulin’Ass – Towards Which Future (Vacation House, 2009)

Mutando appena-appena il campione (La Dolce Vita, direi) che chiude il disco, verrebbe da dire agli Haulin'Ass che “dovrebbero riuscire ad amarlo tanto, l’hardcore, da vivere fuori dal tempo, distaccati”…
Eh sì, perché l’HC, come tutto ciò che è sorprendentemente capace di distillar bellezza dalla semplicità, può forse evolvere (ovviamente: è l’idea stessa di “semplicità”, a evolvere…) ma mal sopporta la temporaneità futile di mode e contaminazioni, che ne inquinano la caratteristica forza cristallina.

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