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Morse Code – The Night An Artificial Light (Monster, 2010)

I redivivi (ex-)Caboto Alessandro Gallerani (chitarra), Alessio Crotti (basso) e Stefano Passini (batteria) mettono insieme un gustoso tritato misto (da Zappa ai A Minor Forest spruzzati funk, tanto per orientarvi) in salsa math: una sorpresa così gradita e gradevole che non per dispetto ci si ritrova a cercarne le debolezze, ma per sincero impulso a spingere questi agilissimi musicisti a dare il meglio e a darlo presto, perché di roba così, insieme “classica” e coraggiosa, c’e n’è sempre un gran bisogno.

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Spring Is Reverb – This Youth (Stone On Saturn, 2009)

E bravi questi Spring Is Reverb, fiorentini che si fanno produrre questo godibile mini d’esordio nientepopòdimeno che dal buon Magistrali: un post-rock energico di matrice post-punk (se scrivo ancora una volta "post" questa recensione uscirà post-uma, giuro) e noise davvero pregevole nelle intenzioni e nei suoni, anche se non ancora completamente efficace nella messa a fuoco.

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Frontier(s) – There Will Be No Miracles Here (Arctic Rodeo, 2010)

Uscita blasonatissima per l’ottima Arctic Rodeo: membri di The Enkindels, Mouthpiece, Stay Gold e, soprattutto, mister Chris Higdon al bel canto, indimenticata voce degli Elliott… insomma, per intenderci rapidamente: tutto il "necessaire" per far batter forteforte i sensibilissimi cuoricini dei più raffinati emokids.

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L’Uomo Di Vetro – 38° Parallelo (I Dischi Del Minollo, 2010)

Ricordate l’episodio dei Simpson con Homer al festival Hullabalooza? Ringraziava (senza ombra d’ironia) Billy Corgan per aver ucciso definitivamente nei suoi figli la speranza in un futuro migliore di quello che comunque avrebbero realmente potuto avere… se la generazione post è davvero post-qualcosa, è innanzitutto post-quella roba lì. È post-Bart, post-Lisa. E questo è, senza dilungarmi ulteriormente, il motivo per cui la recensione de L'Uomo Di Vetro è una recensione bifronte.

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