Airportman / Fabio Angeli – Il Paese Non Dorme Mai (Lizard, 2019)

Attivi da una quindicina di anni, i cuneesi Airportman iniziano ad avere una nutrita discografia, il tempo passa e la loro musica non cambia ma si affina: un post rock molto “indie” e melodico, volutamente semplice e delicato, fatto di vuoti e debitore rispetto a tanta musica americana anni ’90/2000. Spesso suonano in collaborazione con terzi, in questo caso Fabio Angeli alla voce: Il Paese Non Dorme Mai è forse un punto di arrivo, la band infatti giunge qui ad una piena maturità e mi convince veramente senza se e senza ma, con un disco che ha davvero accompagnato questi ultimi mesi e che merita di essere ascoltato, anche senza molta attenzione sulle prime, dato che è in grado di prendere spazio nei vostri ascolti. Come? attraverso le atmosfere strumentali della intro a base di harmonium e cori (Black Heart Procession? Nick Cave?) o i quattro movimenti di a.m., dove rendono personali arpeggi di acustica che altrove suonerebbero già sentiti o banali, con pochi suoni e tanta atmosfera (nel finale c’è pure una bella batteria sintetica come negli Arab Strap); se fino a questo punto vi foste distratti, c’è la seconda parte a riservare il meglio. Il brano che dà il titolo al disco è presente prima con una prima parte eccezionale narrata (con un verace accento toscano perfetto per il testo) su sfondo di field recordings e violoncello, e poi con pianoforte a harmonium e il cantato che accenna alcune parole del testo. Sul finale, non così inaspettata a pensarci bene, una cover cristallina di Daniel Johnston, non la solita versione “compitino”: sento tutto il disco come molto autentico e non forzato, sia negli sturmentali che nelle cover; gli Airportman avevano già dimostrato di saperci fare in passato, ma forse adesso hanno trovato il giusto equilibrio per bilanciare musica, poesia e riferimenti e mettere giù una mezz’ora intensa ed azzeccata.