Yeti Lane – The Echo Show (Clapping Music, 2012)

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Secondo giro di boa per il duo parigino che torna con quello che viene definito il loro capolavoro. Tra atmosfere rarefatte – con Analog Wheel (di cui vi beccate il link al video che è carino e vagamente ‘bjorkoso’) gli AIR sono dietro l’angolo… che sia una peculiarità del patrimonio genetico francese? – e passaggi quasi progressive, Ben Pleng e Charlie B sono fautori di un pop-spacerock che potrebbe cucire insieme i primissimi Blur Logic Winds o Strange Call – e i Kraftwerk Warning Sensation -. E se i due, nel parlare della composizione di The Echo Show, ricordano di aver ascoltato dosi massicce di Can, Bardo Pond e Flaming Lips, si rende evidente all’ascolto (e neanche poco…) l’approccio progressive/psichedelico nel disco, cosa che spesso accompagna le formazioni ad ispirazione elettronica. Noto poi (che non credo nelle coincidenze e indago su ogni minima stupidata) che gli Yeti Lane hanno una spiccata sensibilità, e non è per nulla scontato, nell’associare titoli esplicativi ed azzeccati entità musicali, così è un godibilissimo e solare pezzo in crescendo a chiamarsi Sparkling Sunbeam ed uno crepuscolare e costellato da distorte e strascicanti chitarre a corrispondere a Faded Spectrum. E leggendo un pò di biografia del gruppo (e ti pareva che un pò di gossip non me lo andassi a cercare), apprendo che, appena prima del debutto, il duo era un trio. Chissà se LoAc Carron – the missing one third, appunto -, all’ombra della Tour Eiffel, si starà mangiando le mani tipo Pete Best…