Matmos + M.uto – 15/03/13 Interzona (Verona)

La prima tranche della stagione 2013 di Interzona è ricca di bei nomi: si è iniziato con Jon Spencer, che ha fatto il pienone, si è continuato con Bachi Da Pietra e Putiferio (quest’ultimi, sicuramente fra i gruppi più sottovalutati in circolazione, autori di una performance maiuscola), arriveranno Swans e Liars. Questa sera però, i fari sono puntati sui Matmos, che passano da queste parti a presentare il nuovo The Marriage Of True Minds.

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AA. VV. – Brigadisco 4 – Capropoli (Brigadisco, 2012)

Le compilation della Brigadisco si preoccupano, di anno in anno, di fornire una panoramica sui gruppi che transitano dalle parti di Itri, nelle varie sedi in cui l’etichetta e la Cineteca Atomica del Garigliano organizzano le serate. E dato che da quelle parti passano quasi tutti, queste raccolte finiscono per rappresentare un po’ lo stato dell’arte della scena indipendente italiana, o come accidenti volete chiamarla.

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Iceburn/Ascend/Eagle Twin: la poetica del ghiaccio e del fuoco di Gentry Densley (prima parte)

Gentry Densley ha rappresentato, nel circuito hardcore degli anni ’90, una figura di assoluto rilievo, che ha contribuito a ridefinire i confini della musica hard ben oltre quello che era l’ambito di partenza. Lungi dall’accontentarsi dello status di culto ottenuto con gli Iceburn, il nostro sta continuando anche nel nuovo secolo un percorso di ricerca empirica lontano dai riflettori, ma non per questo meno interessante. Utile e doveroso è quindi ripercorrere le tappe della sua carriera, dagli esordi con l’hardcore anomalo di Firon alle dilatazioni drone/doom di Ascend ed Eagle Twin.

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Di Domenico/Henriksen/Yamamoto – Clinamen (Off/Rat, 2011)

Ecco un gran bel disco alla faccia del jazz che non si muove, di quello che resta statico e legato a quelle quattro puttane da salotto che rappresentano la versione colta delle cover band di Vasco Rossi. Il circuito jazz "off", borderline o con quel tipo di matrice o di background, negli ultimi tempi mi ha regalato alcune bellissime sorprese ed una di queste è questo lavoro in trio. Giovanni Di Domenico al piano, rodhes e all'elettronica, Arve Henriksen alla tromba, voce ed elettronica e dulcis in fundo Tetsuhisa Yamamoto alla batteria e quant'altro. Come mi spiace che il vecchio Miles Davis sia già morto, non dico che questo sarebbe stato uno dei suoi possibili sviluppi, ma senza dubbio avrebbe goduto come un riccio a pensare che nel suo periodo elettrico aveva dato il via non tanto ad una nuova specie ma ad un vero e proprio philum generazionale.

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