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Paolo Petralia Aka SOA Records

Chi è Paolo Petralia? Per chi non lo conosce un po' per età, un po' per fortuna, un po' perché non beve Jegermaister, il signor Petralia è l'uomo che ha stampato "pietre militari" del punk nazional popolare come Growing Concern e Concrete before: "quest'anno ho deciso che piacciono i Concrete pure a me perché in giro butta così". E' l'uomo che si è inventato i Comrades ed i Colonna Infame Skinehead, ma soprattutto è il papa nero che muove i fili della SOA records (www.soarecords.it). Come avrete modo di leggere nell'intervista miei cari drughi si tratta di un uomo di quelli "che non ce ne sono più" e dopo la recente dipartita del barone Liedholm e di Biagi è una delle poche solide certezze rimaste oltre al fatto che Elvis è vivo. C'è chi pensa che sia coerente fino all'anacronismo, c'è chi pensa che sia anacronistico ed irritante, c'è chi pensa che sia una gran testa di cazzo e c'è chi lo conosce semplicemente tramite uno dei pochi blog che valga la pena di essere letto (soarecords.splinder.com)… e "c'è chi dice no", ma a quanto pare lo dice pure lui a Vasco, quindi non fatevi illusioni in merito ad una svolta pop. Difficile inquadrare bene questo indomito "vegan-oi-straight-edge-aggro-grind-crust-metal-punk", però bastino le parole con cui un vetusto punk nordeuropeo l'estate scorsa menzionandolo esclamò senza indugi: "Petralia… what a hero!".

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camusi

Camusi – S/T (Setola Di Maiale, 2007)

Credo che molti di voi conoscano Stefano Giust e Madame P e se così non fosse li inquadreremo dicendo che lui è uno dei batteristi (limitante visto che suona anche altro) più eterogenei che ci siano in Italia e che ha suonato con chiunque, un po’ come Francesco Cusa. Madame P se non rimarrà nella memoria per aver fatto parte della prima line up delle Allun è rimasta impressa ad alcuni che si saranno visti uno dei suoi millemila tour stile bombardamento di Coventry.

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Six Twilights – S/T (Own, 2007)

La Own si consacra all'indie pop, anche se non proprio quello convenzionale che le permetterà la scalata delle classifiche, non i tratta certo di un boccata d’aria fresca, però ben vengano miriadi di etichette con una scuderia del genere rispetto al biliardesimo gruppo clone di Pavement, Mogwai o "quest'anno tira il brit rock e gli Interpol fanno i concerti con le modelle e quindi lo faccio anche io". Ok, lode ai foto-fantocci ben vestiti emuli dei Joy Division per i nobilissimi propositi di cui i fanno promotori, dato che da che mondo è mondo e da che "uochen-uoll è uocchen-uoll", tutto gira così, ma se Teen-Age Lobotomy dev’essere, allora che sia Rocknroll High School cristo sbarrubado!!

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Quasi per caso… in Islanda

Lassù è un po’ come trovarsi ai confini del mondo: te ne accorgi dal paesaggio, lo senti dal vento artico, lo intendi stando con la gente, che oltre alla pellaccia dura da gran freddo ha un grande entusiasmo che deriva proprio dal fatto di vivere lassù, ai confini. In realtà, l’Islanda non è così distante: 4 ore di volo dall’Italia e 5 dalle principali città degli Stati Uniti; insomma lontana, si, ma in qualche modo, è al centro del mondo: l’isola è attraversata dalla frattura tra la placca americana e quella europea, per questo motivo, è un luogo particolarmente ricco di fenomeni vulcanici e proprio nel punto in cui la faglia si allarga, sino a diventare un piccolo canyon, gli islandesi decisero, nel 1200 di ritrovarsi per creatre il primo parlamento che diede inizio alla loro civiltà moderna.

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