Ho sempre pensato che già dalla cover si possa intuire molto del contenuto di un disco. Cristiano Carotti, l'artista umbro che ha curato l'artwork dell'album, ha dato un'impronta forte e contestataria che mischia elementi contradditori. Proprio così definirei Pornocracy. Certo, ci sono le eccezioni che confermano la regola… penso a Rated dei Queens Of The Stone Age dalla grafica minimal quasi fosse un qualcosa di jazz raffinato. E invece. Ho citato Josh Homme & C. perchè The Lovely Savalas me li ricordano non poco.
Sarà che in questo secondo album ha suonato anche Nick Oliveri – assieme a un altro pacco di gente militante in un giro 'alternativo' mica male, tipo Xabier Iriondo, Massimo Pupillo degli Zu, Scott MCcloud dei Girls Vs Boys e Martyn Lenoble, che magari è meno importante degli altri ufficialmente, ma siccome ero devota ai Porno For Pyros, leggerlo tra le collaborazioni mi ha fatto emozionare non poco – o perchè c'è una sorta di fil rouge strettamente imparentato con lo stoner – Fashion Girl, All The President's Girl, Armadillo – che accompagna le tracce di Pornocracy. Si potrebbe parlare dei cosiddetti file under della band di Terni che sembra tranquillamente nata e cresciuta sulle spiagge californiane come gli Stone Temple Pilots a cui vanno sicuramente un pò di crediti – Trust No One -. La miscela con la scena indie annovera diversi pezzi come Desert Of December e The Others, candidabili facilmente a catchy singles e non fa prigionieri con i testi – di cui uno in francese – ironici sul singolo contro la società globalizzata e il successo – televisivo? – a tutti i costi. Tirando le somme siamo in presenza di un gran bel disco, denso e ben costruito. Roba che, sicuro, Telly Savalas (a.k.a Il Tenente Kojak e, per noi gossip girls, anche il padrino di Jennifer Aniston) ne andrebbe fiero.