the Cleopatras – Bikini Grill (Ammonia / Tufo Rock / Professional Punkers, 2022)

The Cleopatras sono in giro da una quindicina d’anni e suonano fresche, freschissime come un ghiacciolo all’anice in una torrida estate. Power pop, surf, rock’n’roll, influenze mediorientali, coretti yé-yé, in Bikini Grill (titolo stupendo, Kathleen, Erica, Kathi, Kyle e Tobi apprezzerebbero parecchio) troviamo un bel po’ di carne al fuoco, lungo una tracklist che di primo acchitto sembra quasi fin troppo lungo. Ma basta iniziare, con una We Strike che ripercorre Lisistrata e Chi-Raq, una Feel the Heat che mi ricorda degli Offspring con dei serpenti a sonagli ed una the Unicorn soavemente super pop che se non è stata inserita nei titoli di testa di Unicorn Store (film geniale del 2017 che abbiamo visto in sette) è solo per un bieco problema temporale (in realtà si ispira al film d’animazione L’ultimo unicorno, ehi, ognuno ha il suo riferimento unicorniano!).Poi vabbé, riprendono Yoko Ono tra baci, toccatine e katane, rock’n’rolleggiano svisando dovendo ancora chiarire che, è solo r’n’r, non ci sono maschi e femmine, ci sono le Cleopatras e, qualche passo indietro, il resto. Devo dire che avevo paura dei pezzi in italiano, paura che diventassero delle macc…maccheccazzo stai a dì, mi fai venire il mal di testa finisce con quel quasi canone e scudisciate in pelle che è un piacere! Si prosegue in un clima da Russ Meyers in Dai Dai Dai, pezzo che, come La Macchina Motivazionale dei Camillas, andrebbe messo in heavy rotation al lunedì mattina, in dieci minuti saremmo arzilli, pimpanti e pronti a tutto. A prendere l’auto per Strangolagalli al Festival delle Cornazze oppure a Bastardo, in Umbria, ad una matinée rock’n’roll, o comunque ovunque suonino le Cleopatras. Ci voglio portare mia figlia, seienne fetish degli unicorni e del rock, che potrebbe diventare la loro fan sfegatata. Io faccio ammenda, essendomi perso una quindicina d’anni di carriera, ma sono pronto a ripercorrere tutto quanto, che se trovassi altre chicche del tenore di Laura Palms (surf gotico e gessato assolutamente spettacolare) potrei strapparmi le vesti sul serio. Poi, che dire? Citazioni della sciura Jessica Fletcher, una You’re Standing On My Neck (da Daria) che sembra fissata a degli elastici e presa a pugni, China City aggiunge altra freschezza al carico, Maldito riprende Las Ultrasonicàs che non ho idea di chi siano ma è un pezzo r’n’r in spagnolo fiammeggiante, lingua, spiace dirlo, troppo poco utilizzata, ma non vorrei dilungarmi, che siamo quasi alla fine. Si chiude in acustico, sentendoci tutti come Mick Jagger, a fare le mossette con lo spazzolino, panzetta in vista e punk rock nel cuore.

Disco divertentissimo, vinile colorato stampato in carta perlescente che spero di far mio al più presto.

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