Xabier Iriondo – Irrintzi (Brigadisco/Wallace/Phonometak/Santeria e altre, 2012)

Il primo album solista di una delle figure più presenti, in molteplici vesti, nel giro indipendente italiano è certamente un evento, che viene onorato con un insolito doppio vinile in cui ogni disco presenta un lato inciso e uno serigrafato: sul primo troviamo pezzi originali, sul secondo cover. Ad accompagnare il musicista sono, di volta in volta, i compagni di tante passate (e future) avventure. L’operazione è ad alto rischio autocelebrazione, e in effetti la cosa non viene del tutto elusa, ma l’album riserva comunque qualche sorpresa. Irrintzi è concepito come un autoritratto che mostri le molteplici facce di Xabier Iriondo, così come le sue fonti d’ispirazione, sacrificando la scorrevolezza dell’ascolto a favore di un percorso a zig-zag che contribuisce a integrarne la discografia e la biografia, andando a colmare alcuni vuoti.

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Paolo Cantù/Xabier Iriondo – Phonometak Series #10 (Phonometak/Wallace, 2012)

Decima uscita e capolinea per la serie in 10” di Wallace Records e Phonometak. Per il commiato le due anime degli Uncode Duello (ma già insieme in A Short Apnea, Six Minute War Madness e altri progetti), prossime entrambi all’esordio solista, si dividono i lati del vinile: su uno quattro pezzi di Paolo Cantù, sull’altro due di Xabier Iriondo.

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?Alos/Xabier Iriondo – S/T 7″ (Tarzan/Bar La Muerte, 2011)

Avevamo colpevolmente lasciato indietro questo dischetto che associa la voce di Stefania Pedretti/?Alos alla musica di Xabier Iriondo, due personaggi per cui ci pare ormai inutile elencare progetti e collaborazioni. Il recupero di questo 7″ si rende quanto mai necessario oggi dato che il sodalizio sta per dare alle stampe un album completo per la meritoria Brigadisco Records.

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Mattia Coletti – The Land (Bloody Sound Fucktory/Town Tone/Wallace, 2011)

Verso l’opera di Mattia Coletti nutro sentimenti contrastanti: ho amato incondizionatamente ogni suo lavoro in duo, dai Polvere (con Xabier Iriondo) a Christa Pfangen (con Andrea Belfi), da 61 Winters Hat (con Fabio Magistrali) a Falling Birds (con Above The Tree), mentre le cose in gruppo (Sedia e Leg Leg) mi hanno sempre colpito poco. Dei lavori solisti ho molto apprezzato il primo, Zeno, meno il troppo lineare seguito, Pantagruele. Questo The Land segna una decisa ripresa.

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