Charlie Risso – Alive (T3, 2024)

La copertina del disco di Charlie Risso mi riporta all’ultima avventura di Emidio Clementi e Corrado Nuccini, quasi lo stesso Motel visto da un’altra angolazione. Mondi diversi, ma in qualche modo un suono periferico, lynchiano e personale. Una voce che a tratti sembra quelle di una femme fatale, a tratti quella di un’ aliena ed a volte quella di un animale braccato. Sfumature che vanno a braccetto nel primo brano, una Alive che chiarisce i campi da gioco in maniera evidente.

Con Hugo Race in The Wolf siamo nel più classico e profondo dei duetti, in una murder ballad da manuale, corredata da archi e da un’atmosfera che ci mostra il panorama fosco davanti a noi. Charlie sa bene come giocare con i topoi di una certa romantica, indossando gli abiti della viaggiatrice in una Railroad che la porta al limitare di un rock appena accennato, mantenendo in qualche modo una spiccata orecchiabilità. Con il passare delle tracce il soffio di oscurità si dirada, lasciandoci in un’etera isola dove certo dream pop si sposa con rintocchi folk, ora più ludici, ora più scarni. Un gran bel viaggiare, in lidi misteriosi e soffusi come una the Lake dove un’iniziale tremore lascia spazio al filtrare luminoso di una voce che accomoda il paesaggio, che si fa bucolico e sognante. Giunta al secondo album, dopo l’esordio Tornado nel 2020 ed un ep, The Light nel 2022, trova casa nella teutonica T3 come etichetta discografica che di sicuro potrà trovare strade anche radiofoniche per questi brani, tra i quali sorprende una luccicante Keep the Distance. Charlie si dimostra artista che ama giocare con pochi elementi, baloccandosi con i suoi ascoltatori quasi come una fattucchiera nel suo carrozzone con la sfera di cristallo e le carte. A noi, che per la prima volta incrociamo la sua strada, ha fatto molto piacere ascoltare le sue tesi in questi dieci brani e siamo sicuri che anche dal vivo possa essere ipnotica e suadente come in questo suo diario di sopravvivenza.