ZA! + Perrate – Jolifanto (Lovemonk, 2024)

Grazie ad una fortunata assegnazione da parte dell’agenzia andaluza per le istituzioni culturali Perrate fu coinvolto in un progetto per il ciclo di Museo y Musica di Siviglia, con la possibilità di collaborare insieme ad un altro progetto. La scelta cadde sul duo catalano ZA! (da lui visti dal vivo nel 2021 e definiti come radicali, inclassificabili e precisi) creando un insieme di musica che è molto difficile connotare ed una vera goduria ascoltare. Flamenco, jaz, musica improvvisata, noise, canto popolare in veri e propri viaggi che mischiano e ribaltano completamente i bagagli culturali e sonori in campo. Jolifanto fu la prima parola emessa da Hugo Ball sul palco del Cafè Voltaire di Zurigo nel 1918, prima che la poesia spedisse il proprio autore in una sorta di trance accompagnato dal delirio del pubblico. Ma la musica? Versi, parole ed urla, che vanno dai tratti più caratteristici di un’artista del quale ci siamo perdutamente innamorati col precedente Tres Golpes a momenti di fonetica astratta e be bop. Sotto il mondo degli ZA!, entità creata quasi 20 anni or sono da Al Bugamaistah ed Ed Spafrika, nome de plumes di Pau Rodrìguez ed Eduard Pu. Musica e suoni che prendono ispirazioni dal continente africano così come dalle mille bolle esplose dal mondo jazz negli ultimi 50 anni. È un matrimonio plastico e spastico, con Perrate che prende le parti di un santone che offica strani riti nella title track con fare solenne, per poi andare verso sud abbracciando il mondo arabo che in Andalucia ha lasciato tracce evidenti, rinforzato dai suoni percussivi, metallici e fermi degli ZA!, che riescono a trasferire tutta l’energia in questo nuovo cantautorato, che assume forme dub e western declinando un brano rispetto ad un altro. Posible Soleà è frse il brano che più degli altri rappresenta il percorso effettuato dal trio in questo senso, portando a compimento una collaborazione in tempi strettissimi fino ad un repertorio che sembra modellato negli anni. La Milonga trasfigura Perrate in un cyborg tenendone comunque in vita una controparte carnale, nella dimostrazione di come l’autotune possa essere elemento straniante ed arricchente. Pregones chiude il cercio come l’aveva aperto, un piede incastonato nella tradizione ed il corpo lanciato nello spazio, senza peso e sospeso fra terra e cielo, proprio come ZA! e Perrate lungo questo splendido disco.