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Built To Spill – 26/10/08 Interzona (Verona)

Nemmeno i Built To Spill sembrano sfuggire al triste rito del tour autocelebrativo, in cui gruppi più o meno affermati mettono in scena sé stessi in gioventù attraverso concerti monotematici che ripropongono album dei tempi d'oro. Prima di loro, fra gli altri, i Melvins tentarono di ringiovanire riportando a spasso Houdini, i Sonic Youth officiarono la propria commemorazione "performing Daydream Nation" e pure gli Slint si riformarono per rifilarci una specie di "Spiderland quindici anni dopo" che faceva più tristezza dei Soliti ignoti rivisti da Amanzio Todini. Certo, l'indie non poteva pretendere di essere immune da questo logica necrofila tipicamente rock, ma nel proporre un prodotto così preconfezionato a uso e consumo dei fan vecchi e nuovi, dimostra una consapevolezza che rasenta pericolosamente il cinismo. Nel nostro caso, tuttavia, pare trattisi di qualcosa di diverso.

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L’Enfance Rouge: oltre la fortezza europea

L'Enfance Rouge è un terzetto franco-italiano composto da François R. Cambuzat (voce, chitarra), Chiara Locardi (voce, basso) e Jacopo Andreini (batteria, ottoni) più vari altri musicisti che partecipano di volta in volta alle registrazioni e ai concerti. Sulla scena da oltre tre lustri (pur con un leggero cambio di nome) hanno dato quest'anno alle stampe il loro ottavo album Trapani-Halq Al-Waady, una delle migliori uscite discografiche della stagione, ponte fra il suono noise di stampo occidentale e la musica tradizionale dell'Africa del nord: l'unica "musica mediterranea" oggi possibile e sensata. Un album che è stato definito giustamente "enorme" e "unico" e che meriterebbe ben più della visibilità che ha avuto fin'ora. Nel nostro piccolo proviamo a dargliela e ad indagare le vicende che hanno portato alla sua nascita; rispondono alle nostre domande Chiara e François.

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Drink To Me – Don’t Panic, Go Organic (Midfinger, 2008)

Esordio ufficiale per i canavesani Drink To Me, dopo una serie di cd-r per la personale etichetta Stuprobrucio. Meno naif delle precedenti produzioni, ma in compenso decisamente più a fuoco, Don’t Panic, Go Organic, sembrerebbe essere, come ogni disco d’esordio, la sintesi delle esperienze e degli ascolti maturati negli anni dalla band. Il cd vanta quindi una certa eterogeneità che se, ad un primo ascolto, potrebbe sembrare fin troppo esuberante, a conti fatti risulta essere l’elemento caratterizzante del gruppo.

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