Big|Brave – A Chaos Of Flowers (Thrill Jockey, 2024)

A poco più di un anno dal deflagrante Nature Morte, tornano i canadesi Big|Brave con A Chaos Of Flowers.
L’ottavo lavoro in studio in dieci anni di attività, è la definitiva conferma della qualità sonora ed artistica della band.
Dopo il debordante scroscio di distorsioni del disco precedente, il trio canadese continua il suo percorso esplorativo del suono con un disco, di fatto, ambient.

Liquidabili come i SunnO))) con Bjork alla voce, in verità, i Big|Brave sono una delle (re)incarnazioni più originali e viscerali del minimalismo post contemporaneo.
I loro pezzi non sono vere e proprie canzoni. Siamo, piuttosto, all’ascolto di sentite interpretazioni di poesie con un tappeto sonoro tanto stratificato quanto etereo.
Mai come ora, la sensazione è che questo sia un disco solista della cantante Robin Wattie con un’ottima backing band. E’, infatti, la voce a esprimere il suo apice d’intensità. Gli altri componenti della band non stanno, però, certo a guardare. Il loro ruolo è, comunque, più defilato. Sembra che vogliano sostenere, ma mai invadere lo spazio d’emozione occupato dalla Wattie.

La band si apre a sperimentazioni in ambiti neo-folk con la “veloce” chanson pour mon ombre. Il folk è, comunque, materia conosciuta dai nostri. Si recuperi, infatti, il disco del 2021 condiviso con The Body.
Altro punto di “rottura” con il precedente lavoro è il minutaggio più corto dei pezzi.
Questi non si avvicinano mai alla “violenza” dei dischi precedenti, dando quasi totale spazio ai riverberi e ai feedback in maniera così pervasiva che quello che un tempo erano note, sono diventate delle pure vibrazioni di basse frequenze: impercettibile se non si ascolta il tutto al giusto volume.
Emerge, quindi, in maniera evidente come la dimensione di questo disco sia chiaramente performativa. Sarà, infatti, fondamentale ascoltarlo dal vivo per coglierne tutte le difficili sfumature.

Il disco inizia con i due pezzi più lunghi e “canonici”, con fischi e distorsioni carnose a sorreggere la voce. Le cose inizia a cambiare dalla già citata chanson pour mon ombre: neo-folk dalle tinte nordiche ed interpretato in francese (!).
La strumentale a song for Marie part iii introduce alla parte finale del disco con l’inafferrabile theft e la disgraziatamente distorta quotidian: solemnity. Quest’ultima è talmente “rovinata”, in termine di suoni, che è di difficile ascolto anche a volume contenuto.
Il finale è affidato al simbolo dell’atmosfera generale del disco: moonset, quasi dolce, anche se ricolma della consapevole malinconia che la voce di Wattie sparge su ogni parola che pronuncia.

A Chaos Of Flowers è, quindi, il disco della definitiva affermazione del trio canadese e la riprova che prolificità non va a braccetto con bassa qualità. Anzi! Sembra che ad ogni giro di boa i Big|Brave alzino il tiro. Non resta che vedere quanto in alto si spingeranno.