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Autoblastingdog – HermesLyre (Autoprodrodotto, 2010)

Non male davvero l'esordio di questi quattro giovanotti sperduti nei monti amiatini. La forza d'urto è notevole e, nonostante necessiterebbe di maggior messa a fuoco nei tratti d'identità, riesce comunque a soddisfare i palati sempre affamati di carne al sangue quanto quelli golosi di paté de foie gras. Già, sempre di carne si tratta, ma quello che stupisce è il gusto e la ricerca del groove, così come potrebbero intenderlo i Six Feet Under, quanto di una certa tantrica ripetitività percussiva più vicina ad Unsane e Melvins.

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Kelvin/Speedy Peones – Split 10″ (MacinaDischi, 2010)

Metallo dal Nordest, almeno per quel che riguarda la confezione delle prime 300 copie di questo 10" (45 rpm e registrazione analogica, così da sfruttare al massimo le potenzialità del supporto): una lastra di alluminio da un millimetro, serigrafata e numerata a punzone. Sarà la disperazione dei collezionisti; come se non bastasse il fatto che la tiratura totale è di 500 pezzi, per cui l'edizione con copertina cartonata è più rara di quella metallica, 266 copie di quest'ultima sono in vinile blu, le restanti 44 nero: ancora una volta la versione normale è più limitata di quella speciale. Ma parliamo un po' di musica, che dite? Kelvin e Speedy Peones sono due gruppi che hanno in comune apparentemente solo la provienienza geografica, ma non sempre le cose sono come appaiono.

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Shrinebuilder – S/T (Neurot, 2009)

Non credo che ormai ci sia fra noi qualcuno di così ingenuo da aspettarsi da un supergruppo qualcosa più della consueta routine; è già molto che i vari componenti non si mettano d'impegno ad infangare le proprie carriere. Lo sludge all star team degli Shrinebuilder schiera Dale Crover (Melvins) alla batteria, Al Cisneros (Sleep, Om) al basso, Scott Kelly (Neurosis) a voce e chitarra, doppiato da Scott "Wino" Weinrich (Saint Vitus, Obsessed più svariati altri) ed è, manco a dirlo, la tipica montagna che partorisce il topolino.

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Southerly – Storyteller And The Gossip Columnist (Arctic Rodeo, 2008)

Succede di riconciliarsi con il post-rock e con il folk: qualche tempo fa ad esempio mi era successo di apprezzare molto il disco d’esordio dei Balmorhea (di cui so che ora è in giro il nuovo lavoro) e mi è successo anche con questi Southerly. Il gioco è sempre lo stesso, quello della forma canzone, la strumentazione è sempre quella di un gruppo folk-rock… ma che lavoro ben fatto! E che begli arrangiamenti! Pur non inventandosi nulla e suonando melodie e canzoni che potreste aver sentito migliaia di altre volte.

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