Kelvin/Speedy Peones – Split 10″ (MacinaDischi, 2010)

Metallo dal Nordest, almeno per quel che riguarda la confezione delle prime 300 copie di questo 10″ (45 rpm e registrazione analogica, così da sfruttare al massimo le potenzialità del supporto): una lastra di alluminio da un millimetro, serigrafata e numerata a punzone. Sarà la disperazione dei collezionisti; come se non bastasse il fatto che la tiratura totale è di 500 pezzi, per cui l’edizione con copertina cartonata è più rara di quella metallica, 266 copie di quest’ultima sono in vinile blu, le restanti 44 nero: ancora una volta la versione normale è più limitata di quella speciale. Ma parliamo un po’ di musica, che dite? Kelvin e Speedy Peones sono due gruppi che hanno in comune apparentemente solo la provienienza geografica, ma non sempre le cose sono come appaiono.
Iniziamo dal lato B (se leggete fino in fondo capirete perchè); gli Speedy Peones li conoscerete per aver letto la recensione del loro CD su queste pagine. Garage rock’n’roll normale (passatemi il termine), ma continuamente intersecato da chitarrine sferraglianti e suoni di synth scemi. L’effetto è piuttosto straniante, perchè se tali soluzioni sono solitamente utilizzate da gruppi pesanti e noiosi per darsi una patina di simpatica ironia pop (solitamente fallendo e guadagandosi anzi auguri di morte) quikelvin-speedy_peones_b vanno ad interrompere il fluire di ritornelli vincenti (Ephemera Drown) o di crescendo strumentali. Non proprio la mia cup of tea, ma un gruppo che fa intelligentemente sfoggio di idiozia non gratuita è merce rara e sempre apprezzabile. Il lato di Anna e Woolter, in arte Kelvin, è dedicato invece a un noise chitarra/batteria e voce filtrata che denuncia fortemente il passato hardcore dei componenti. Si apre con l’assalto a tratti disarticolato di Change Yor Feel che di accelerazione in accelerazione ci porta all’altrettanto sparata K-Way, roba da headbanging sloga-collo. La cover della Melvinsiana If I Had An Exorcism, le cui originali cadenza sludge sono felicemente riconvertite in un pezzo hardcore noise, chiude il loro turno. L’ultimo brano del lato è opera degli Spelvin Keones, temibile all star band che combina i membri di entrambi i gruppi. Il pezzo, che per quel che mi riguarda fa guadagnare a tutti loro il mio imperituro rispetto, è My Body Is A Jerk degli indimenticabili Men’s Recovery Project, trasformata in un travolgente inno da sing-along. Come direbbe il duca conte Catellani “questa è classe, coglionazzo”.