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Robair/Ezramo/Fenech/Buchler/Ulva – Popewaffen (Corvo, 2011)

Combo in cui si trovano Gino Robair (che oltre ad una carriera come insegnante, improvvisatore ed altro ha collaborato "solo" con Tom Waits), David Fenech (James Plotkin, Tom Cora, Jad Fair, solo per dirne alcuni), Ezramo (Alessandra Eramo), Wendelin Buchler e Argo Ulva che invece non conosco affatto. Strumenti a corde (principalmente chitarre, preparate e non) che suonano come un carillon rotto nel caso della prima facciata del disco e tutto con un incedere vagamente ubriaco. L'effetto finale è parecchio psichedelico dato che tutto suona molto sghembo, ma alla fine la stratificazione dei diversi suoni acustici e quell'accenno di cantato femminile con l'aggiunta della tromba e dell'elettronica di Ulva rendono la pietanza parecchio digeribile.

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Zu – Axion/Chthonian Remix 7” (Public Guilt, 2011)

È questa l'ultima uscita della formazione classica degli Zu con Jacopo Battaglia dietro le pelli, un 7" in edizione limitata (vinili grigi e trasparenti) con due brani estratti dall'apprezzatissimo Carboniferous e rimiscelati dal sempre ottimo James Plotkin, più volte nominato su queste pagine e del quale spero sia superfluo riproporre il lungo curriculum nel campo della musica estrema.

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Things we lost in the fire-starter aka memorabilia di un an(n)o allargato

Prima dello scoccare del nuovo anno, l'impavido Gusmerini offrì un'ardita lista che pose a riflessione de lo miglior materiale che acquisì tramite l'amica fonoteca ed io che a guisa di scudiero, lo seguii oltre quelle colonne d'Ercole che di perfida Albione erano intrise e corrotte, decisi di offrir la mia lista di dischi che in tempi recenti, il critico pusillanime lasciò eroder da le polveri del tempo. Ma noi no! O Duce! Insieme a Barbagli, Santodio e Freghieri ci ergeremo a testimoni delle brutture che la gente vuol dimenticare per causa dell’ennesima cospirazione dei perfidi Mimimmi! E poi O Duce… il presente non è mai presente neanche a se stesso!

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Three Steps To The Ocean – Unitl Today Becomes Yesterday (Frohike, 2009)

Da Milano alla conquista del mondo. Di quello del post-core, almeno. All'album d'esordio, dopo un EP stampato anche negli USA e una carriera live che si avvia inesorabile verso la tripla cifra, il quartetto mette in fila sei strumentali di media lunghezza e li fa masterizzare da James Plotkin, a cui la militanza nei Khanate ha finalmente dato quel po' di visibilità e (si spera) guadagni che non aveva ricevuto in passato.

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