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Dogs For Breakfast -The Sun Left These Places (Subsound, 2013)

Della serie chi non muore si rivede, dopo pochissimo tempo riemergono dall’oscurità i Dogs For Breakfast sempre padroni del caratteristico doom core paranoide e profondo. Chitarre marmoree e cadenzate inquadrano groove mastodontici e funesti che proprio per l’evocativa sciagura ricordano talvolta i migliori Tragedy (Vengeance).

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Loimann – Towards Higher Consciousness (One Voice, 2010)

A dispetto dell'artwork gotico e post-industriale, il combo torinese, ormai attivo da diversi anni, presenta una sorta di sludge/stoner che proprio nelle parti più overdrive e palustri spicca, se non per originalità, quantomeno per il coraggio di proporre qualcosa di più avventuroso del solito doom cotto e stracotto da oltre quarant'anni. Del resto, la scena metal, italiana e straniera, non é mai stata tanto produttiva ed in evoluzione quanto oggigiorno.

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Om – God Is Good (Drag City, 2009)

Con un titolo che li proietta di prepotenza nel pantheon del rock cristiano a fianco di nomi come Stryper e xDisciplex A.D., gli Om tornano con una nuova formazione e noi li recensiamo, con colpevole ritardo, a pochi giorni dalla loro venuta in Italia. L'ingresso del nuovo batterista Emil Amos, in comproprietà coi Grails, accelera l'allontanamento, già evidente in Pilgrimage, dal doom'n'bass degli esordi verso una musica che guarda a luoghi remoti nello spazio e nel tempo. La frequentazione del copto David Tibet deve aver lasciato il segno.

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