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Karin – I’ve Tried With Sport But It’s Not My cup Of Tea (Autoprodotto, 2006)

Un amico un pò di tempo fa sosteneva di non riuscire ad ascoltare la musica di gente che sul piano personale considerava degli stronzi. Insomma il rapporto personale e il prodotto musicale non possono essere due cose fra loro scindibili. Io all'epoca espressi le mie riserve su questa massima, anche se devo riconoscere che a volte la voglia di dargli ragione era tanta. Il discorso sicuramente non si può ribaltare però: e le persone più adorabili che possiate conoscere a volte possono fare letteralmente cagare, musicalmente parlando. Nienta paura, non è questo il caso dei Karin. Il gruppo, proveniente da Fontevivo (PR), ha dalla sua una cura particolare, quasi maniacale del suo prodotto, con una copertina e un titolo che colpiscono l'ascoltatore che, di un certo tipo di musica, ha fatto un'ossessione.

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Spring Sale! – Drown Yourself In Shoes and Sweaters (Betulla, 2006)

Il 2006 è stato l'anno delle rivelazioni o presunte tali; dalle nostre parti si sono visti i veronesi Canadians nascere dalle ceneri degli Slumber, lanciare un Ep riuscitissimo che strizzava un pò l'occhiolino ai Death Cab For Cutie, un pò ai Grandaddy e un pò agli Weezer e poi il botto: citazioni addirittura su NME, successo in rete pauroso (su myspace il singolo del gruppo veronese risultò ascoltato più di qualsiasi altra canzone dei loro beniamini Postal Service). Fino alla vittoria all'Heineken Jammin' Contest e alla conseguente registrazione-consacrazione del nuovo disco al Jungle Sound di Milano. Speriamo che ciò non dia alla testa a qualcuno o faccia morire d'invidia altri. Diciamo che le nuove canzoni dei canadesi lasciano ben sperare. Su questa scia sembrano inserirsi pure i piemontesi Spring Sale! che hanno già all'attivo un bellissimo video su Flux (Absolutely Bingo realizzato con gli omini playmobil) e una partecipazione alla compilation tributo A Century Of Covers dedicata ai Belle And Sebastian in compagnia dei Canadians dei loro conterranei (e devo dire ottimi) The Sad Snowman.

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Dashboard Confessional – Dusk And Summer (Vagrant, 2006)

Dopo lo sconfortante Sound The Alarm dei Saves The Day, anche Chris Carabba (già nei Further Seems Forever) getta alle ortiche quel poco di buono che ci aveva offerto con album come l'acustico The Places You Have Come To Fear The Most e il più rock A Mark, A Mission, A Brand, A Scar, per molti una versione ancora più facilona e accessibile degli ultimi Death Cab For Cutie. Il valore aggiunto di una band come Dashboard Confessional è sempre stato minimo: snobbati, se non proprio presi per il culo, da molti autorevoli colleghi (penso a Conor Oberst), testi a presa diretta a volte troppo superficiali (se confrontati con quelli di Bright Eyes, ad esempio) contenenti tutti, ma proprio tutti, i più abusati luoghi comuni di una relazione amorosa.

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Blogroll

Ho sempre avuto la mania di prendere appunti dai forum in rete: se un disco lo si mitizzava me lo segnavo umilmente, sbirciavo bancarelle e negozi e con pazienza e spesso, anche anni dopo, lo recuperavo quasi vergognandomi di non averlo avuto prima. Mitizzando e mitizzando a volte capitava pure la delusione. E c'è sempre qualcuno più in gamba di te, pensavo, e penso tutt'ora. Oggi con un pc e l'adsl tutto è diventato più semplice: persone a cui prestavo dei cd l'altro ieri, oggi mi consigliano cosa ascoltare domani mattina.

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