Spirito di Lupo, da un paio d’anni incarnato in un gruppo punk milanese, con membri di Kobra, Skalp e Nuovo Testamento. Giungono ora all’esordio su vinile, per dare aria ad un suono oscuro e marziale, urla in sottofondo come fossero sirene. Punk? Direi punk nell’anima, nel trascinarsi ramingo in un mondo dove indifferenza e freddezza sono le parole d’ordine. Ma i brani ci raccontano un percorso di intenzione e di resistenza, ci parlano di corpi e di sudore, di denutrizione e sacrificio, di rabbia e di libertà, di anarchia e di follia.
12 brani, rantoli tra i suoni, una tensione che non trova rilascio se non nell’Interludio I, vero e proprio sabba sacrale che taglia completamente con l’umano, ritirandosi fra natura e spazio. Poi il rumore monta ancora, minuto dopo minuto, proprio dietro la schiena, come la tensione. È lo scontro, la distruzione, il maelstrom a bassa intensità di chi non guarda più in faccia nessuno, I miei occhi sono chiusi toglie ogni contatto e Spirito Selvaggio spinge lo spirito verso altri lidi. Qualcosa sembra incancrenirsi, il suono si fa lievemente più acido nell’apertura di S.D.L., dove qualche calo di tensione nei giri segna il passo e ben si sposa con le pennate acute che sembrano schizzare acido come vernice fresca sui muri. Le voci femminili e maschili che si alternano arrivano come un onda che riesce a smuovere cuore e gambe, in Ottobre, il brano più lungo del lotto, rimanere impassibili non è cosa, ci si trascina urlando, scossi dal sentimento. Non si poteva poi chiudere che con un altro Interludio II, stilla acustica, bagnata e lenta, come una lacrima sul viso.