Da diversi anni ormai seguo con fiducia ed attenzione quanto viene prodotta da una delle mie etichette preferite attualmente. Ha base a Genova, è gestita da Tommaso Rolando e mi ha fatto conoscere artisti straordinari come Davide Cedolin, TRÓNCO, Perforto, Iztok Koren, dando poi aria alle conferme che da anni imperversano nei nostri stereo come gli ST.RIDE, Matteo Uggeri & Cricket On The Radio (alias di Stefano Santabarbara) Gianmaria Aprile. Quando ho iniziato a ragionare sulle interviste che mi sarebbe piaciuto fare nel 2024 Tommaso Rolando, fondatore ed anima di Torto Editions, è stato uno dei primi nomi che mi è venuto in mente. Abbiamo parlato molto liberamente per un’oretta, di paternità e musica filiale, produzioni musicali, mercato ed altro ancora.
Messa a letto la prole ci sediamo in Skype, per farci una chiacchierata…
SODAPOP : Ciao Tommaso, qui tutti a letto, possiamo iniziare. Tu? Prole? Quanti anni hanno?
TOMMASO: La figliolanza è così costituita: mio figlio ha 14 anni, poi c’è la piccola che ne ha 11 e c’è una 19enne senegalese che abita con noi praticamente sempre, è un po’ una sorella acquisita, ed è appena tornata da Napoli con 38 di febbre e placche in gola!
SODAPOP: 19, 14, 11, com’è gestibile la musica in casa?
TOMMASO: Soccombo! No, vabbé, per fortuna ormai questi giovani difficilmente condividono…tutto prvato, al massimo gli airpods. Sono io che metto la musica in casa. Sono abbastanza totalitario in questo, senza cattiveria, ma sono abituati da sempre che quello che produce più suono ed ascolta più roba sono io. Poi vabbé, sono separato ed hanno comunque i loro spazi, bilanciano e cambiano. Sanno che quando sono qua un po’ della mia onda la subiscono, poi comunque…anche mio figlio, che suona, adesso ascolta solo Baby Gang e Simba La Rue…inevitabilmente! Anzi, stavamo giusto discutendo che dovrà portarlo al Forum di Assago e gli ho detto: “scusa, ma è in galera!” ma mi ha spiegato che gli daranno una specie di buonuscita in condizionale, mio figlio mi ha rassicurato.
SODAPOP: Vero è che la vita dei giovani rapper è potenzialmente più difficile dei produttori avant, che siete notoriamente meno a rischio carcere! Non avete nemmeno un Forum di Assago che vi aspetta!
TOMMASO: No, di sicuro no e forse per fortuna! Uno dei posti più brutti dove ascoltare concerti dove sia mai stato…
SODAPOP: Credo di sì, tra l’altro mi toccherà andarci per vedere i Club Dogo prossimamente!
TOMMASO: Ci vidi i Red Hot Chili Peppers nel 1995 tipo…poi credo ci finii per sbaglio, qualcuno mi regalò dei biglietti per i Sigur Ros cinque anni fa, con dei posti praticamente dietro al palco, che per uno come me, abituato a concerti in posti piccoli di 20 persone è veramente un paciugo!
SODAPOP: Sono stato a Marrageddon lo scorso anno ed ho visto scene bellissime e toccanti, gente che scoppiava a piangere, sorprese, una musica con un effetto dirompente e stupendo…
TOMMASO: Sì, secondo me si può anche analizzare in un altro senso, io ho visto gente piangere al cinema per il film di Barbie…
SODAPOP: Vabbé, io piango a qualsiasi film veda con mia figlia!
TOMMASO: Non so se tu abbia visto Barbie (of course, ndr), ma l’ultima cosa verso alla quale dovrebbe spingerti sono le lacrime. Comunque sembra quasi una roba di fede, a me sembrava di partecipare ad un atto di fede, nel cinema di un paesino qui in Riviera. La coda fuori, una marea di gente incredibile…
SODAPOP: Beh, Barbie è stata una delle cose che ha collegato tutti negli anni…son cose che funzionano.
TOMMASO: Potremmo parlarne approfonditamente, a mia figlia ed a me non è piacuto molto, è un film che non fa scontento nessuno…se nella prima parte si sente un po’ di pressione, di gioco, la fine finisce col mettere le pezze cercando di ristabilire l’etica affinché non ci sia nulla di discutibile.
SODAPOP: Certo, è comunque un film potabile, mainstream e non disturbante…ma parliamo di Torto! Ho fatto delle ricerche su di te online, trovando le prime apparizioni tue con i Calomito una vita fa. Dei Calomito avevo un disco, Inaudito, uscito su Megaplomb parecchi anni fa (2005, ndr).
TOMMASO: Quasi 20, già!
SODAPOP: Torto invece quando nasce?
TOMMASO: Eehh…2019…
SODAPOP: Avevi anche un altro progetto ai tempi, vero?
TOMMASO: Si, suonavo con dei ragazzi argentini, i Aparecidos, poi con l’Orchestra Bailam, un progetto di musica orientale a Genova che esiste da più di vent’anni.
SODAPOP: Tu come cominci a suonare? Come arrivi allo strumento?
TOMMASO: Ci arrivo tardi e per percorsi tutti miei…sono laureato in farmacia, fai te! Ho preso in mano un contrabbasso a vent’anni, avevo qualche pressione di studio familiare ai tempi e feci una sorta di patto col diavolo. Avevo bisogno di comprarmi un contrabbasso ai tempi e feci un patto con mia madre. Io avrei voluto fare il DAMS, studiare filosofia, eccettera. L’ho mediata così, studiando farmacia, poi si è laureato anche mio fratello ed ho mollato la patata bollente. Questo perché c’era una farmacia di famiglia, ma io appena uscivo dall’aula mi infilavo in saletta ad ascoltare roba…
SODAPOP: Che aria tirava ai tempi? Cosa ascoltavi?
TOMMASO: Ma guarda, Genova non è che potesse regalarti grandi stimoli…oddio, c’era chi organizzava, ricordo già un Godspeed You! Black Emperor qui a Genova, ma io non avevo ancora gli strumenti per decifrare certe cose. Serve sempre il famoso amico che ti dà quella informazione in più ed io le ricevevo dai miei amici milanesi che scendevano d’estate in Liguria, era circa il 1997-1998. Ti dirò di più, fra le varie persone che mi capitò di conoscere in Riviera c’era Attila Faravelli.
SODAPOP: Ah, ok!
TOMMASO: Era molto amico di un mio amico di Milano. Quindi lui arrivava, aveva già una band, questioni di etichette, erano a Milano, un altro ambiente. Mi faceva vedere…non so se ti ricordi, suonava con i Lab, che uscirono su Stereosupremo (Millepiedi, 2007, ndr.), un’etichetta di Monza credo. Solo a vedere che una persona che conoscevo facesse questa cosa qui, il tutto mi sembrava possibile! Qui a Genova il massimo che potevi fare era ascoltare acid jazz, parlando di musicisti intendo! Ovvio, c’era già il buon Matteo Casari che con Disorder Drama promuoveva cose ma la fauna musicale di Genova è sempre stata di jazzisti molto noiosi, c’era la fase acid jazz e ci stavo cadendo anch’io. Due anni prima suonavo grunge, facevo gli Smashing Pumpkins, poi gli amici milanesi e la musica che mi passavano. Loro avevano John Zorn che suonava gratis la domenica. Io vidi Tim Berne a Genova ma era una rarità, magari c’erano 5/6 cose così all’anno mentre a Milano c’erano 5/6 cose così a settimana, capito?
SODAPOP: Vero che Milano era parecchio centrale, io la frequentavo parecchio ed erano anni molto interessanti. Dopo questa fase, dopo anni si arriva a Torto, che è l’entità con la quale praticamente ti ho conosciuto. Perché la decisione di aprire un’etichetta discografica? Quale balzana idea ti è venuta in mente?
TOMMASO: È malsana, eh? Malsana ma è anche un’idea…dirò un’assurdita, ma è stato anche un modo per mettere ordine dentro i miei hard disk! No, scherzo, anche perchê non ho pubblicato solo cose che mi riguardano ma comunque ho una tendenza un po’ dispersiva e la consistenza non è una delle mie caratteristiche. Mi piace sempre lavorare con persone nuove, è un po’ una cifra che mi son portato dietro negli anni in un modo o nell’altro e questo ha finito per influenzarmi. Ho sempre avuto molti contatti con i musicisti, ci ho suonato per diversi periodi: non a caso la prima uscita dell’etichetta fu una mia collaborazione con queso suonatore di viola canadese, Jean René e l’abbiamo prodotto proprio insieme, questo mi è servito un po’ come un calcio in culo, perché l’idea di produrre delle cose mi bazzicava in testa già da un po’. Poi Genova, sai, la landa desolata ti permette di essere, come dire..in un doppio ruolo, un po’ di aiuto e di finestra che porta in città delle cose e le fa sentire e d’altra parte ti porta a non avere nessun tipo di concorrenza. In fondo, di gente che si occupa di improvvisiazione qui in città…tanti l’hanno frequentata ma adesso di certo ora sono un riferimento per diversi musicisti, che se passano di qua chiamano me.
SODAPOP: Ci sono ascoltatori per questa cosa invece?
TOMMASO: Guarda, nel 2019 ho fatto venire Barre Phillips qua, con il suo collettivo, erano in dieci. Suonammo con loro e con il collettivo che avevo al momento (ed eravamo in dieci anche noi). Ci mettemmo in cerchio, in questa sala del Teatro della Tosse. Sala circolare, quindi noi eravamo in mezzo ed il pubblico tutto intorno e riuscimmo, era un lunedì sera di gennaio, freddo, a fare comunque 100 paganti a subirsi due ore di improvvisazione radicale, totale, libera. Ricordo che chiesi a Barre: “Cosa vuoi fare stasera?” e lui mi disse: “la prima ora suoniamo tutti!” e così facendo, mentre la seconda ora facemmo un po’ di giochi, di carte, di gruppetti, come piace fare a lui, ma erano tutti entusiasti! Mi vennero a ringraziare una quantità di persone che mi imbarazzarono. Fare quel tipo di serata a Genova per me ripagava di vent’anni e, senza tirare acqua al mulino, se io vent’anni fa…i Calomito erano una strategia per giocare con l’improvvisazione ma facendo anche un sacco di roba scritta, così anche un po’ per rompere i coglioni al pubbico facendogli ascoltare le cose strane. A quei tempi c’erano i Naked City, questa roba qua di essere incatalogabili e pazzerelli (anche se in realtà non lo eravamo così tanto). Mi ricordo che già a quei tempi la gente ci guardava con gli occhi fuori dalle orbite chiedendoci cosa stessimo facendo..
SODAPOP: A quei tempi comunque, c’erano diverse cose “storte” del genere.
TOMMASO: Sì, sì, c’era questa roba, iniziarono gli Zu anche, questa roba di prendere il jazz e rimasticarne gli stilemi, sassofono, chitarre, batteria senza swing e delicatezza.
SODAPOP: Certo, penso anche, non so esattamente le date ma gli BZ Bz Ueu, Jacopo Andreini e quel giro…c’era un bel fermento!
TOMMASO: Sì, c’era in realtà pochissima roba ma erano tempi diversi! Ricordo che mi arrivò questa agenda con gli indirizzi, di Snowdonia, di Wallace. Mi ricordo di aver mandato i dischi in giro a questa gente che nemmeno sapevo chi fossi! Ricordo che Cinzia Le Fauci mi fece un culo, mi mandò una mail lunghissima dove mi diceva che sì, il disco dei Calomito mi era piaciuto, ma li avevo ascoltati i dischi Snowdonia? Ne avevo comprato qualcuno? Un discorso che mi spalancò gli occhi, quel discorso in fondo banale che ci trasciniamo dietro, del sostenere la scena, del comprare dischi, cose che forse interessano sempre meno ma che per quegli anni lì era importante!
SODAPOP: Vero che in quegli anni stringere legami ed avere contatti non so, rispetto ad oggi credo si vendesse anche a qualche disco in più.
TOMMASO: Certo, anche perché il sistema era quello, poi si iniziò a scaricare qualcosa ma inizialmente i dischi te li compravi, te li copiavi, ti facevi cassette o cdr ma dovevi farteli dare fisicamente da qualcuno.
SODAPOP: Altri tempi certo…se penso alla mole di vendite ed alla mole di uscite di allora e di oggi, con le dovute proporziuoni….tu come Torto che tirature stampi di solito?
TOMMASO: Il meno possibile! Ci aggiriamo alle 100 copie, quello è il numero giusto in cui restare, tra la produzione, un po’ di dischi agli artisti, almeno rimane qualche disco sulla lunga durata e non finiscono subito. Penso ad un uscita come quella di Gianmaria (Losing your bearings in the middle of the day su cassetta), abbiamo fatto le copie a mano e le abbiamo vendute velocemente, ora dovremo rifarle! Solo che adesso..avevo una fabbrica olandese che ne faceva a tirature piccole ma ora hanno cambiato.
SODAPOP: Spulciando il catalogo di Torto mi sono accorto di come ci siano diversi tronconi al suo interno. Penso ad uscite come quelle di Sirom o di Davide Cedolin in un senso, anche Matteo Uggeri & Cricket on the Radio, poi penso alle tue cose, agli St.Ride, o i TRÓNCO . Tra l’altro avete un sacco di nomi complicati nelle produzioni!
TOMMASO: Vero, molti poi rindondano! Abbiamo fatto anche un gruppo polacco, i Perforto, che con l’etichetta Torto ci sta bene. Poi ho scelto il nome dell’etichetta ma mai avrei pensato che suonasse come il mio nome, Tommaso Rolando, To-Ro, cioè..poi la band che si chiamava TRÓNCO, lo propri io perché c’erano dei musicisti con il cognome tronco e mi sembrava bello! Nella prima formazione c’era Davide Cedolin e Alessandro Bacher, con questi cognomi tronchi. Sai quanta gente negli anni ha confuso Trònco con Torto?
SODAPOP: Poi Colmorto..
TOMMASO: Colmorto, hai capito!? Sembra tutto fatto apposta!
SODAPOP: Metodi per complicarsi la vita, è perfetto! Comuqnue sì, siete un’etichetta con diverse correnti al suo interno.
TOMMASO: Di sicuro c’è l’improvvisazione libera più spietata forse, alcuni dischi sono semplicemente quella cosa lì, nuda e cruda senza tanti…più o meno contestualizzata magari. Anzi, più lo è meglio è, perché amo le storie che stanno intorno all’improvvisazione, come il disco che ho fatto con Andy Moor perché lui comunque ha scrito un bellissimo testo sull aserata che abbiamo passato insieme. Questa situazione familiare, nella campagna dietro Genova, in un posto molto bello, dopo aver mangiato il minestrone, coi bambini che ascoltavano il concerto e partecipavano urlando. Insomma, spesso i momenti…non lo so, io sono abbastanza, una cosa per cui nutro un profondo rispetto questa cosa dell’improvvisazione libera, non idiomatica, come dire…senza rete. Spesso mi interessa anche il multidiscilinare, l’inglobare la danza, la recitazione, queste cose un po’ balorde mi sono sempre piaciute. Ne rispetto molto anche la ritualità e la magia che spesso scaturisce da queste robe qua. Non sempre, che l’errore ed il fallmento fanno parte del mondo dell’improvvisazione, ma poi, quando succede, beh, è una cosa che proprio mi entusiasma ed ormai sono abituato ad accettare anche il materiale spurio, ho le orecchie talmente allenate che l’ultimo di Iztok Koren, per il quale molti mi hanno riportato di un lavoro pesante, una vera mazzata (per il quale lui ha fatto un lavoro molto spurio: ha preso, si è chiuso un giorno in questo posto in campagna, una baracca in mezzo al nulla, ha registrato quel che ha registrato ed ha messo tutto nel disco). Un lavoro concettuale che a me non è pesato per niente, sono ormai abituato a mettermi lì ascoltando le cose che funzionano e quelle che non funzionano, perché poi forse il bello dell’improvvisazione è mettersi lì e sentire le cose andare, però per sentire che vanno magari devi avere un momento che le precede dove le cose non vanno, no? È una forma d’arte che ti mette davanti tuto, non essendo filtrata. Un giro lunghissimo per dire una cosa forse banale ma che per me è importante: è tutto lì, non filtrato ed è estremanente importante. Infatti di improvvisazione libera con l’etichetta ne farò ancora, mi son già arrivati dei dischi che so già non venderò, è una garanzia, perché sono quelli che si venderanno meno!
SODAPOP: Più che giusto…quali saranno invece i dischi che ti renderanno ricco e famoso fra le tue produzioni di Torto?
TOMMASO: Non so…ci sono dei movimenti strani su Bandcamp che magari non ti aspetti. DI sicuro il primo disco di Davide Cedolin, che era finalmente un po’ più dritto con delle canzoni. Psichedelico, sfaccettato ma ci sono delle canzoni. Poi ci siamo noi che suoniamo, l’aspetto psichedelico ma l’apprccio è quello banalmente delle canzoni e lì abbiamo visto delle impennate strane nelle vendite e nelle curiosità, con diversi giri sulle pagine. Poi ci sono cose che spaventano, come gli St. Ride stessi, che nonostante non sia materiale improvvisato è materiale comunque ostico se non hai un orecchio allenato.
SODAPOP: Beh certo, rispetto a Davide sono parecchi più respingenti! Davide tra l’altro mi diceva che state lavorando a dell’altro materiale insieme, è corretto?
TOMMASO: Sì, poi lui per primo è stato molto impegnato, sia col bimbo che con la tesi di laurea ma abbiamo iniziato circa un anno fa e stiamo concludendo, ci siamo visti anche la settimana scorsa, sistemando le ultime cose prima di passare al mixaggio per bene. Sarà un disco un po’ di passaggio perché anche davide stesso (lo ha pienamente dimostrato con tutto quello che ha prodotto nel frattempo) ha perso interessa per la forma canzone. Se hai visto ha pubblicato tre quattro dischi di chitarra sola sola anche molto belli ed anche con la band, che è un trio, siamo lui, io e Simone Mattiolo, batterista che suona nei Satan is my Brother, è un milanese genovese.
SODAPOP: Ah, quindi è un trio nuovo questo?
TOMMASO: No, in realtà è un trio che è in piedi da quando abbiamo iniziato a promuovere il disco di Davide per quel poco che siamo risuciti a fae, anche perchè abbiamo pubblicato il disco in estate e lui a settembre è diventato padre di Timo…che è anche mio nipote! Ne parlo con cognizione di causa perchê è mio nipote, davide sta con mia sorella e quindi sono legami stretti!
SODAPOP: Ah, sono curioso! E con questo trio dove vi muovete musicalmente?
TOMMASO: Beh, rimaniamo fedeli all’ispirazione di Davide, visto che la sua chitarra resta al centro. Io ho suonato principalmente il basso elettrico in questa formazione, la direzione vorrebbe essere più strumentale e meno cantautoriale, ma adesso dobbiamo pubblicare questo disco di passaggio perchê è un po’ un misto, in cui ci sono ancora delle canzoni, che sono le ultime che davide ha voluto fare e son rimaste un po’ lì, ma che vorremo buttar fuori perchè poi è troppo tardi e l’idea è che questa roba diventi un trio strumentale perdendo anche il nome di Davide e che dovrebbe poi prendere il nome Common Fate diventando una band. A livello di riferimento siamo sui Pelt, Jack Rose e quella roba lì, pastorali acustiche e psichedeliche.
SODAPOP: Ho visto anche che avete in uscita adesso i Cloud Canyons, giusto?
TOMMASO: Sì, è successo che Nicola Caleffi mi ha scritto…diciamo che è andato tutto liscio anche perchê Nicola non aveva fretta, il disco era già uscito su vinile su un etichetta tedesca con un nome complicatissimo (Berliner Tonaufnahmen ndr.) e lui, quando gli avevo risposto che anche se era materiale che non mi risuonasse immediatamente rispeto a quello che facevo con l’etichetta, poi in realtà riascoltando mi sono detto che si poteva lavorare insieme. Lui era entusiasta delle cassette, che tra l’altro mi sono appena arrivate.
SODAPOP: Ah ok, quindi è un album che lui ha già pubblicato, ho capito bene?
TOMMASO: Sì, circa sei mesi fa, è un progetto nuovo. A settembre è uscito in vinile. È lui con tre voci femminili, Laura Storchi, Michelle Cristofori e Stella Baraldi. C’è un bel lavoro sui sintetizzatori, cosa nella quale lui è un discreto maestro, sono brani molto semplici, un’impostazione sempre un po’ Julie’s Haircut, un po’ kraut, questa sobrietà ma allo stesso tempo con una psichedelia molto ordinata tra virgolette ma molto efficace che mi ha conquistato. In realtà è molto breve, son quattro brani, anche se sono quattro brani lunghi .
SODAPOP: Ho visto che a natale è uscito anche una cosa con Laurent Charles, corretto?
TOMMASO: Sì, esatto, è un live che abbiamo fatto qualche tempo fa!
SODAPOP: Di recente ho ascoltato Genius Loci, l’incontro fra François Wong e Davide Barbarino che mi avevi spedito..
TOMMASO: Grande! Sì, quello ad esempio è un disco di improvvisazione libera, senza fronzoli diciamo!
SODAPOP: Non conoscendo CEPI e la scena francese, non sono cose che ho mai frequentato, ma mi è sembrato proprio essere un bel trip!
TOMMASO: Sì, sono proprio i posti dove ha abitato Barre Phillips, dove con CEPI ho bazzicato anch’io e quando mi hanno proposto questa cosa è stato quasi un dovere. Nonostante non avessi mai incontrato Davide ho suonato invece diverse volte con François che, insieme a Charles sono due fra le teste che gestiscono questo grando gruppo di improvvisazione che è di base a Marsiglia, chiamato Grand8 che sono una bellissima realtâ. Noi magari immaginiamo che a Marsiglia ci siano situazioni avant e di improvvisazione attive ma in realtà nemmeno lì! Questi, dopo tanti anni a spingere sono riusciti a trovare anche qualche finanziamento, degli spazi in più riuscendo a fare incontri regolari. Non sempre partecipativi perchê, come già ti dicevo l’improvvisazione libera tende piuttosto ad allontanare le persone. Questo anche perchè è soprattuto una pratica che diventa interesante nel processo stesso in cui avviene, quasi bastasse a se stessa per certi versi, un filone un po’ strano, mi rendo conto di come sia una nicchia della nicchia, anche se poi ai giornalisti interessa! Si sollevano…è un po’ una nicchia filosofica del gesto musicale, diventando argomento interessante di cui parlare.
SODAPOP: Vero che poi dipende tanto dall’approccio, stato d’animo, momento. Con Genius Loci inizialmente ho fatto fatica. L’ho ascoltato un paio di volte in momenti non opportuni e non mi convinceva, mentre trovando il mood ci sono entrato, ma non è scontato.
TOMMASO: Nove su dieci richiedono anche una discreta attenzione…
SODAPOP: Certo!
TOMMASO: Mi è arrivata adesso una demo di un trio con Michele Anelli, Nicholas Remondino e Michel Donedà che probabilmente farò uscire, con Michel che anche lui fa parte del giro di CEPI mentre Michele mi ha mandato questa registrazione che, ascoltata un paio di volte in condizioni sbagliate. Di quiete ma magari dalle casse del computer ed invece poi appena l’ho messo per bene ascoltando per bene il materiale musicale di come era fatto si è aperta la porta, ma anche io che ho l’orecchi oallenato ci ho messo comuqnue tre ascolti.
SODAPOP: Chiaro, non è scontata la cosa, ma secondo me, il fatto che un disco non ti conquisti subito in prima battuta ma ti lasci la voglia di entrarci ti da già un segnale. Ascoltando parecchio materiale per le recensioni per alcune produzioni dopo un paio di pezzi capisco che non è cosa, entre per altri materiali, come questo disco capisco che devo entrarci anche se ancora non ho chiave o situazione, istintivamente.
TOMMASO: Anch’io per un periodo ho scritto recensioni e mi hanno chiesto di riprendere a farlo, cosa che sto valutando. Trovo sia interessante ma è anche vero che il giro di mercato è talmente asfittico che se ragionassimo in maniera sensata forse non produrremmo nemmeno più. Per me è stato diverso con Torto perché molto spesso l’etichetta è una diretta emanazione di me stesso e di quello che faccio, servendomi anche come base per proporre le mie cose, ma pensare a se stessi come unicum è letale. Recentemente sono stato a Smania a Bologna, bellissima occasione dove comunque vedi e senti altre situazioni che pensano come te e questo ti da forza, discutevo con Jonathan Clancy proprio dell apossibilità di uscite e le situazioni sono le medesime, quindi con una prospettiva di insicurezza che è alleggerita dalla passione. La cosa più bella è stato stringersi le mani e rivedersi di persone ma anche vedere i più giovani casuali mettersi all’ascolto, con ragazze che venivano attirate dalle copertine degli St. Ride ed ascoltavano col cellulare mi guardavano con gli occhi del dolore è stato impagabile! C’è stata gente che è venuta a Smania apposta per portare le demo, una anche a me, a Matteo di Marsiglia ed a Jonathan molte di più ed è una stata una botta di energia.
SODAPOP: Immagino, spero di farcela per la prossima edizione! Domanda finale…etichette ispiratrici per Torto?
TOMMASO: Credo nessuna, anzi, ho sempre avuto timore di non avere una direzione ma poi in realtà mi tornavano le cose, Poi forse non sono nemmeno abbastanza nerd per seguire le etichette, sono più incidentale con gli ascolti in quel senso!
SODAPOP: Seguire l’istinto mi sembra un buona tecnica! Ultima domanda Tommaso, il bellissimo logo di Torto come nasce?
TOMMASO: Il logo..allora, il primo disco che producemmo, un po’ la dichiarazione di intenti dell’etichetta. In realtà Jean René lo conobbi grazie a questo pittore, Paolo Bonfiglio, con cui ho creato il logo. Ci siamo messi una settimana qui a casa, lavorandoci qualche ora al giorno e grazie alla sua mano ne siamo usciti con questa cosa.
Sodapop: Grazie mille Tommaso, buona continuazione ed a presto!
TR: Grazie mille a te Vasco, saluti a Sodapop!