Sarah Mary Chadwick – Messages to God (Kill Rocks Star, 2023)

Messages to God è già l’ottavo album per Sarah Mary Chadwick. Siamo in qualche modo sollevati dall’esserci arrivati così tardi, considerando che la Nuova Zelanda è praticamente ai nostri antipodi ma, quando sono cascato all’ascolto del singolo Drinkin’ on a Tuesday, recuperare quest’artista era doveroso. Prima fondatrice delle Batrider e poi solista, per questo disco (prodotto da Tony Espie, già al lavoro con Hard-Ons, Avalanches ed Architecture in Helsinki) ha programmato un ingaggio di un anno, ogni mercoledì, all’Avalon Bar di Melbourne insieme al suo fidato amico e pianista Hank Clifton-Williamson dove rodare le canzoni che sono poi finite sull’album. Al medesimo tempo continua a coltivare i propri interessi nella psicanalisi, pratica che a suo dire riesce a mantenere le proprie espressioni artistiche mobili e fresche. I brani iniziali del disco sono al medesimo tempo lievi e gravi. C’è un’aria ecclesiastica che si accompagna alla splendida voce di Sarah, alle bave sonore ed ai rintocchi di piano di Don’t Tell me i’m a good friend, ma appena il canto prende corpo si intravede forza e luce, un’intensità diffusa nella sua musica. Difficile sposare queste atmosfere con un bar infrasettimanale, immaginandole più adatte ad una solitaria serata in casa, fra pochi intimi, tanto aeree e minimali risultano. Il primo scatto si ha con il singolo già citato, caracollante piano-reggae a bassa intensità che non fa prigionieri accompagnandoci nei sacrosanti brindisi, lasciando lo spazi al range vocale di Sarah di avvolgerci completamente. Nei picchi trascinanti, sarà il piano o la dolce stortura, non può non venire in mente un altro outsider da me molto amato, quel Parker Paul dall’Ohio che su Jagjaguwar questi campi li batté di buona lena. In quelli più intimi le prime cose di Mia Doi Todd, il che la racchiude in un range stilistico di estrema bellezza. Messages to God è un disco di trasporto, una serie di canzoni che trascendono e provano a salire, fino al loro naturale destinatario. Quando il varco si apre, come in Someone Else’s Baby, ci si ritrova commossi. Altrove forse una maggior dinamica avrebbe aiutato, ma ad entrare nel mondo di Sarah Mary Chadwick, vivere con lei questo viaggio risulta ipnotico ed appagante, parecchio.