Santa Chiara D’Anzieri – music it’s the thing

Uno dei dischi che più mi ritrovai ad apprezzare lo scorso anno fu Imported, primo album di Santa Chiara, nom de piume di Chiara d’Anzieri, torinese residente negli States e debuttante nientepopodimeno che per Kills Rock Stars. Scavando intorno alla sua figura la scoprii poi violoncellista già a partire dai 13 anni con orchestre e quartetti.Poi la scoprii legata a doppio filo e coniugata con Ron Gallo, artista del quale apprezzai parecchio semplicità e resa nel suo album Foreground Music, anch’esso pubblicato lo scorso anno per l’etichetta di Olympia. Mi decisi così a curiosare, insieme a lei, sul suo percorso, sul suo mondo e sul suo futuro. Questo è il resoconto della nostra chiacchierata mentre, nel caso voleste andare a rileggervi quel che pensavo (e penso tutt’ora) del suo Imported. Trovate tutto qui.

SODAPOP: Salve Chiara, piacere! Come stai?
Ti ho scoperta quest’anno abbastanza casualmente ma Imported mi è immediatamente sembrato un album classico, fresco a fuori dal tempo. Sei torinese ma agisci dagli Stati Uniti, è corretto? Ti andrebbe di sintetizzarci la tua storia, che sembra uscita da una classica cartolina?

SANTA CHIARA: Sono nata a Torino dove ho vissuto fino ai miei 11 anni, dopodiché sono stata trapiantata come un alberello a Ravenna, ambiente totalmente diverso dove però ho cominciato ad andare in conservatorio, motivo per cui sono ora quello che sono. Ho gironzolato per parecchie città italiane e vissuto in diverse: esperienza significativa è stata quella di Bologna dove bene o male sono rimasta per 5 anni. Il motivo principale del mio girare era il violoncello, andavo dove c’era un motivo ben definito che poteva essere una masterclass o un insegnante con cui volevo studiare etc etc.
Quando avevo 25 anni poi ho conosciuto Ron per pura casualità e per la prima volta mi sono spostata pensando ad altro. Non che fosse un sacrificio ma sicuramente il motivo è cambiato: mi sono spostata per amore, non per altro. Inizialmente con un visto da turista come tutti e poi con il viaggio interminabile nell’immigrazione statunitense. Mi fa molto strano pensarci.

SODAPOP: Nel disco fanno capolino stralci di brani e di dialoghi italiani ma sembrano essere gli unici riferimenti sonori alla tua nazione di origine, con un suono che riecheggia spiagge, cocktails e spiagge, in una nazione che di fatto è basata sull’importazione di popolazioni. Come vieni percepita negli States? L’arrivare da oltreoceano, perno sul quale Imported si basa, è un fattore che viene messo in risalto? Che tipo di riscontro ha avuto finora il disco negli Stati Uniti?

SANTA CHIARA: Sì, in questo lavoro ho voluto sperimentare rileggendo con la mia interpretazione ciò che ho assorbito dalla scena nella quale mi sono vista trapiantare, once again. A differenza di alcune scelte sonore che sono state dettate puramente dal momento, da come mi sentivo e da come la canzone di per se si sentisse, in generale questo disco è abbastanza “americano” se vogliamo. Il motivo per cui ho inserito le citazioni italiane è per puntualizzare che non sono americana e mai lo sarò e va bene così, è quella mia differenza. Il mondo della musica non è dei più semplici al momento, ho ricevuto molto amore ma anche molta realtà: la discografia come la ricordiamo è un po’ morta e se vuoi qualcosa devi giocare su piattaforme differenti per le quali io non sono una grande campionessa, manco una fan in generale. Molto cinica come visione ma realistica. A volte mi trovo in situazioni interessanti dove qualcuno mi riconosce e mi domando “ma sei sicuro/a?”
Questo molto più negli Stati Uniti che in italia dove onestamente dal pubblico ho ricevuto più commenti dal cavolo che altro.
La chitarra a quanto pare la so suonare solo perché porto un anello al dito, very funny.
Ma forse mi focalizzo più sulle difficoltà che sulle cose positive, chi può dirlo.
Sicuramente gli americani sono affascinati dal mio essere esotica per loro, e va bene così, lo sono.

SODAPOP: Hai iniziato a suonare come violoncellista classica all’età di 13 anni. Quali sono stati i tuoi snodi musicali? Cosa ti ha portato al sound di Imported? Suon ancora il violoncello oppure fa ormai parte del tuo passato?

SANTA CHIARA: Il violoncello è sempre con me, il mio grande amore, motivo per cui suono tutti gli strumenti che suono. Lo suono sempre, a volte vorrei tornare a fare la concertista classica, altre volte mi ricordo perché non lo faccio più e vado a scrivere una canzone.
È difficile la dicotomia presente quanto si parla del mio amore per la musica, tutta.
Comunque ero curiosa e lo sarò sempre, uno strumento solo mi era sembrato limitante e così ho cominciato a sperimentare e quasi tutti gli strumenti che prendevo in mano mi risultavano semplici e immediati (non strumenti a fiato però, ahaha).
Mi son detta “perché no?” E ho cominciato a seguire l’istinto che avevo, la voglia di scoprire.

SODAPOP: Hai prodotto da sola l’album avvalendoti della collaborazione di diversi musicisti, fra i quali tuo marito Ron Gallo, Dominic Billet, Jerry Bernhardt ed Eric Slick. Cosa puoi raccontarci di loro? Come li hai conosciuti e che tipo di idea avevi rispetto alla costruzione del tuo disco? Quanto ti ha preso a livello di composizione e di registrazione?

SANTA CHIARA: Dunque, questi sono i miei amici, sono le persone di cui mi fido. Sono musicisti incredibili e ho chiesto loro di fare veramente poco perché volevo provare a me stessa e al mondo che le donne possono fare da sole. Detto questo, volevo anche incorporare le mie persone preferite e così ho fatto.
Ho conosciuto tutti tramite Ron, mio marito. Sono i suoi amici da tanto tempo e ora sono anche i miei
Jerry è un talento smisurato, probabilmente uno dei miglior musicisti che io abbia mai incontrato, una mente incredibile. Probabilmente anche la persona con cui lavoro meglio e con cui suono meglio dal vivo, un fratello per me. Dom è stato il batterista di Ron nella sua prima band, i Toy Soldiers e da lì sono rimasti amici e collaborano anche se lui ora lavora più nel mondo del folk/americana. È il mio batterista preferito ma anche i suoi dischi solisti sono fantastici.
Erick è il batterista di Dr. Dog, band che adoro, è stato abbastanza random e spontaneo chiedergli di suonare la marimba su un pezzo del disco, ci mancavano un po’ di percussioni quel giorno mentre lavoravamo e così le abbiamo inserite.
Ron è sempre con me, in ogni cosa, ovviamente doveva avere una parte in questo disco, così come io lavoro ai suoi lui lavorerà sempre ai miei.
Sono molto fortunata.

SODAPOP: Come vi siete conosciuti tu e Ron? Che tipo di influenza e di confronto avete rispetto ai rispettivi materiali musicali? Ognuno fa la sua cosa oppure c’è una collaborazione attiva ed una promiscuità di vedute, consigli ed ipotesi in casa?

SANTA CHIARA: Ecco, come ti dicevo io e Ron lavoriamo si rispettivi dischi, lavori, idee, video, tutto.
Alcune volte è semplice altre volte ci scorniamo un po’ ma è molto bello così.
Ci siamo conosciuti perché durante un tour europeo una data è saltata il suo tour manager ha ben pensato di fargli passare la giornata libera all’hana-bi a Marina di Ravenna dove io passo le miei estati. È stata una pura casualità, non sapevo nemmeno che fosse un musicista, ho sentito un accento americano e mi sono detta “oh no, sono nei guai, lontanissimo!”
Però a quanto pare eravamo destinati ad essere vicini.

SODAPOP: Hai in programma dei concerti negli Stati Uniti od in Italia per presentare Imported?

SANTA CHIARA: Al momento mi sto prendendo un paio di mesi di riposo perché siamo stati in tour per un anno e mezzo di fila praticamente, a parte il mio progetto sono anche la bassista di Ron e questo comporta il doppio del lavoro. Stiamo lavorando ad una versione del live in solo acustico perché mi devo rilassare e così anche il live dovrà farlo.

SODAPOP: Quali sono i tuoi programmi per il futuro? Stai già lavorando su altro materiale?

SANTA CHIARA: Per quanto riguarda nuovo materiale ci sono già molte canzoni scritte, bisogna solo definire come prenderanno forma e l’intenzione che avranno. Sono fiduciosa che ci saranno presto novità, speriamo piacciano anche se diverse.

SODAPOP: Grazie mille Chiara, speriamo di poter avere presto l’occasione di incontrarti live….