Un occhio al cuore ed un occhio alla testa. I mangiatori di psiche non hanno mai perso di vista il timone in un’epoca di follia senza ritorno che incarna perfettamente il mood dei loro pezzi. E se a prima vista questa scellerata collaborazione con i pluricitati Napalmed potrebbe spaventare, dopo un ascolto approfondito invece, la percezione netta è che la centrifuga controllata del trio lombardo non si sia smarrita per spingersi verso meandri di sperimentazione scatologica e di difficile digestione. Al contrario, l’interazione con i cechi risulta strisciante tanto da rendere più introspettivo e onirico l’intero progetto. Il disco non annoia mai e, tutto sommato, non richiede una certa concentrazione ed atmosfera per poterlo assimilare. Ciò non significa che sia facile o che siamo ormai assuefatti agli estremi: semplicemte le padronanza comunicativa degli Psychofagist è talmente consolidata e forte da rendere comprensibile ai più la fruizione della loro lingua sofisticata. Un traguardo immenso che ognuno dovrebbe tentar di perseguire in qualsiasi ambito, culturale e non. Ma voi non ditelo agli Psychofagist: si sa che la vanità avvelena il genio. Perfino nelle terre di confine dove si spingono ogni giorno questi giovani esploratori. Buona caccia quindi ai mangiatori di psiche: in questa rocabombolesca decadenza umana la loro fiammella blu cobalto ci guida attraverso le tenebre della ragione.