Oort – Purity (Grisaille, 2024)

Oort, creatura nata dalla collaborazione fra Michele Anelli e Nicholas Remondino, musicisti che negli ultimi anni sono entrati a pieno diritto nel novero dei più brillanti in una certa area fra dinamiche improvvisative e sentieri meno allineati, pur mantenendo saldi gli agganci con suoni concreti e cinematografici, piazzano la doppia coppia. Già, che a distanza di una settimana fra l’una e l’altra uscita producono prima Purity, nastro già esaurito per la tedesca Grisaille, poi Psalm, CDR per la statunitense Jungle Gym. Edizioni carbonare, che dimostrano però il funzionamento di un circuito mondiale curioso e frizzante.
Entrambe le produzioni si compongono di cinque brani, titolati in crescendo con cifre romane.
Purity è oscuro, nastri, piano ed oggetti a creare un’atmosfera sotterranea che viene però aperta letteralmente da percosse che illuminano la scena. Quando poi il suono si amplia le sue vibrazioni riescono letteralmente a far saltare il banco, con un andamento che potrebbe facilmente sposarsi ad un treno fantasma. Avanzando nell’ascolto il pianoforte di Remondino prende una direzione più lineare in un secondo brano che si sviluppa fra batraci e semioscurità, garantendo un’eleganza martoriata dagli interventi ai nastri di Anelli. Musica materica, dove il processo sul suono si immagina faclmente trasferibile ad un mondo di trasformazione fisica dettato dall’intervento umano o dalle forze della natura, come il rollio di una turbina in IV, che solennemente si prende i nostri canali uditivi prima di cesellarli con strati e coltri di informazioni sonore. Altrove le onde sonore si propagano come accese da macchinari vetusti, lasciandoci il dubbio sulla realtà sonora percepita. Il lavoro di Nicholas Remondino e Michele Anelli è infatti talmente immersivo da mettere in dubbio concetti come rappresentazione, testimonianza, purezza e registrazione. Uno dei rari casi nei quali terminare l’ascolto con più dubbi che certezze assume connotazione del tutto positiva.