Mannaggia alla miseria, mi stavo scordando di ascoltare il nuovo disco di Grip Casino! Due dischi un decennio or sono, poi un lavoro a quattro mani con Ezio Piermattei prima di otto anni di pausa. Ma ora Antonio Giannantonio, questo il nome dietro al monicker è rientrato. Il Maiale e Clemente di Leo, si inizia con un uno-due spettacolare, il minimalismo canterino del nostro è lineare, ripesca dal più oscuro Lucio Battisti con una forza ed un’intensità che non si schioda dalla propria strada, dritto e preciso. Poi Sgravo tra i Palazzi, protorap che non esce dagli anni ‘70. Strumentali oltre al blues, giù nella catacombe sempre più profonde (il tuo vestito), la sensazione perenne che la musica sia unicamente un filo di suono che accompagna le declamazioni e le note nella testa del nostro: Pop Crimes ha bisogno di quasi tre minuti prima che le due parti del brano si incontrino ed è perfetto così. Avvampare è, come sempre, un viaggio estremamente personale: lo si capisce in primo luogo dalla copertina, a cura della medesima mano di chi da sempre cura le produzioni di Grip Casino sulla sua Geograph Records: Francesca Grossi ed i suoi colori tenui inscenano una lotta fra bestie, giusto a metà fra l’asprezza e le dolcezza. Medesimo equilibrio che si inscena in Professor Zigomo, personaggi fuori luogo e fuori posto, triccheballacche e giochi di coppia. In Umiltà si palesa il fantasma di Francesco Currà, per un brano che si incastona fuori dal tempo, sulla parete dei grandissimi. Avvampare è uno dei dischi più precisi, curiosi e legittimi di questi tempi: ascoltandolo sembra che le parti tornino al loro posto, finalmente.
È Terribilmente interessante.