Parto dalla conclusione: a Thurston Moore (almeno quello dei tempi di Evol, Daydream Nation o Goo) questo disco piacerebbe.
Detto ciò, mi dilungherò un pochino su quanto il quarto lavoro dei No Age sia un ensemble piacevole di undici tracce fondamentalmente noise dove il lavoro che loro definiscono avant-garde si sente; si potrebbe discutere sul concetto di ‘avant-garde’ che, ormai, è post-garde (su questi lidi sono già arrivati in tanti e No Ground potrebbe essere uscita anche dalle menti dei nostri preziosi Wora Wora Washington, tanto per dire qualcuno – e tirare l’acqua al mulino nazionale -…) e certe schitarrate spastiche e sbilenche ricordano un pò troppo i Sonic Youth o i Pavement da giovani – I Won’t Be Your Generator – o anche i Ramones – Defector/Ed -. Da lodare sicuramente il fatto che il duo sia impegnato in performances artistiche, collaborazioni di diverso tipo (accompagnamenti per video installazioni, lavori con Chloë Sevigny e partecipazioni per un film su un fashion designer…) e sia stato addirittura nominato per un Grammy con Brian Roettinger per il design e il packaging del loro cd Nouns, ma, se devo valutare solo ciò che è inerente al suono, mi sembra un mix di ciò che fino a una quindicina di anni fa andava per la maggiore – Lock Box -. Un bel mix, non c’è dubbio, ma questo mi pare che sia. Fortunatamente i No Age hanno piedi in quello che sembra un gran negozio di scarpe, per cui la loro ecletticità e versatilità li salva e li classifica come bravi artisti, più che musicisti.