Pare che sia l’Italia il nuovo centro d’irradiazione della Chiesa Del Giudizio Finale, meglio nota come The Process, culto fondato da Robert De Grimston verso la metà degli anni ’60 ed estintosi una decina di anni più tardi. Dopo la pubblicazione della raccolta di documenti The Process – Archives, Documents, Reflections and Revelations (End Of Kali-Yuga Edizioni) curata da Alessandro Papa e del saggio The Process E La Riconciliazione Degli Opposti (Off Topic/Italia Storica) di Federico Esposito (Ur, Den LXV, Kapalika) è ora la volta di questo disco dei New Processean Order, nome collettivo che cela alcuni nomi storici della scena industriale in un progetto affatto originale.
Non è nuova la fascinazione dei musicisti per la filosofia di The Process: già al tempo i Funkadelic aevano incluso alcuni scritti processiani negli album Maggot Brain e America Eats Its Young e i Changes si erano esibiti presso il capitolo di Chicago; più recentemente gli Integrity hanno pagato tributo con l’EP Humanity Is The Devil e Genesis P. Orridge, che all’esperienza di The Process aveva guardato nel fondare The Temple Of Psychic Youth, ha presieduto un’assemblea/revival svoltasi a New York nel 2009. Nel nostro caso il discorso è tuttavia diverso, trattandosi di musica che sembra essere pensata con una funzione propria, mi verrebbe da dire cerimoniale, non una semplice celebrazione o tributo al vecchio culto. Hymns To The Great Gods Of The Universe è un lavoro collettivo strutturato in maniera simmetrica: all’inizio e alla fine di ogni lato del vinile un brano dedicato ad ognuno dei quattro dei del pantheon processiano, nel mezzo un inno che accomuna le due divinità evocate su ogni facciata. Stilisticamente siamo dalle parti dell’industrial vecchia scuola nelle sue varie sfumature, ma qui il discorso sulla presunta o meno attualità ha poco valore, tanto più che per simili pratiche nessun linguaggio mi pare più adatto di questo. Abbiamo così i Kirlian Camera che prendono le parti di Cristo -salutato come signore dell’Inferno- sfoderando uno dei brani più scuri del proprio repertorio, sensuale e sinistramente chiesastico al tempo stesso, mentre DBPIT & Xxena e i Dolpo, coadiuvati da Alessandro Papa alla voce, invocano la discesa di Lucifero con un mantra da brivido per voce, chitarra, soundscapes e percussioni; a metà della facciata, i suoni etno-esoterici di The Christian-Luciferian Pattern avevano associato droni, campane e cimbali tibetani alla voce campionata dello storico adepto, nonché autore di un libro sulla setta, Timothy Willie. Il lato B si presenta ancora più cupo: nell’organico che aveva celebrato Lucifero escono i Dolpo ed entra Davide Tozzoli, alias N., per invocare Jehovah, dio della guerra e della vendetta, col brano più oscuro e pesante di un disco che, dopo l’intermezzo rumoroso di The Jehovian-Satanic Pattern, si accomiata col Teatro Satanico: Devis Granziera e Kalamun, nel loro stile synth-anti-pop DAFiano e indemoniato, danno voce a una serie di scritti di Robert de Grimston onorando, è inevitabile, Satana. Hymns To The Great Gods Of The Universe è affascinante ed evocativo, ma in esso permangono delle zone d’ombra che rendono difficile dare un giudizio definitivo: chiaramente non si tatta di semplice musica d’ascolto, ma davvero il culto sta rinascendo? Nei solchi ci arrivano echi di cerimonie ancora a venire? Tutte domande che non hanno risposta. Tuttavia, per il prossimo anno, è annunciata la pubblicazione del libro Spiritual Guidance By New Processean Order: forse allora ne sapremo di più.